La Chiara a Gavi: un’Azienda tra famiglia e mercati
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Augusto Gentilli
- Ven 01 Dic 2023
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La ricerca della qualità, il rapporto con i clienti, l’amore per il territorio e il rispetto del vitigno rappresentano i muri portanti de La Chiara, Azienda del Gavi DOCG con quasi 50 anni di storia e di lavoro familiare tra le vigne.
Una dolce mattina di metà settembre, le mie amate colline del Gavi, che ormai da anni mi hanno “adottato”, e la visita a un’Azienda – La Chiara di Dario e Simona Bergaglio – che sembra quasi rappresentare un paradosso grazie al funambolico equilibrio fra modernità e tradizione nonché fra approccio ai mercati e rapporto umano con i clienti, il tutto nello stretto solco della costante ricerca della qualità e del rispetto delle caratteristiche fondanti del vitigno e della Denominazione, ovvero freschezza, tensione del sorso ed eleganza.

Il cortese
Il primo riferimento storico documentato a questo vitigno risale al 1614 nell’inventario della cantina del castello di Casale Monferrato; pochi decenni dopo – nel 1659 – questa varietà è ancora protagonista nella corrispondenza tra il castello di Montaldeo e il marchese Doria nella quale si fa riferimento a impianti di “viti tutte di Cortese”. In un’opera scientifica, il Cortese è citato per la prima volta dal Conte Nuvolone – vicedirettore della Società Agraria di Torino – nel 1799, nella sua memoria sulla coltivazione della vite e sul modo migliore di fare i vini in Piemonte. Nonostante nulla sia per ora emerso a riguardo delle parentele di questo vitigno, la sua attuale distribuzione e le fonti storiche – alcune delle quali appena riportate – inducono a pensare che tale vitigno trovi la sua origine proprio nel Piemonte sud-orientale, presumibilmente tra l’alessandrino e il tortonese.
Le caratteristiche organolettiche dei vini da esso ottenuti – e in modo particolare del Gavi DOCG – sono la spiccata freschezza, l’evidente mineralità, la chiusa leggermente ammandorlata e una rilevante serbevolezza.

Il territorio del Gavi DOCG
La storia
La viticoltura è testimoniata per questa zona almeno a partire dal 972 grazie a un documento, attualmente conservato presso l’Archivio di Stato di Genova, con il quale il Vescovo di tale città dava in affitto vigne e castagneti a due cittadini di Gavi. L’importanza e la qualità della vitivinicoltura a Gavi e nei comuni limitrofi è testimoniata da alcuni fatti storici quali l’impiego di uve Cortese di queste zone per le prime prove di spumantizzazione Metodo Classico nelle Cantine di Cavour presso il Castello di Grinzane (1854) oppure le prime vigne monovitigno, che aprirono la via a una viticoltura più specializzata e moderna, a partire dal 1876.
Nonostante questa forte presenza della vite, il territorio ha mantenuto un’elevata diversità biologica e paesaggistica e, tutt’oggi, alterna ai vigneti ampie superfici mantenute a prato stabile o a bosco. La presenza di numerose ville patrizie completano il quadro arricchendolo di importanti valori artistici e architettonici.

Il territorio
L’area di produzione del Gavi DOCG si estende su 11 comuni della provincia di Alessandria e, pur essendo interamente compresa nel cosiddetto Bacino Terziario Piemontese, è macroscopicamente divisibile in due principali porzioni: le “terre bianche” e le “terre rosse”. Le prime, che occupano la porzione più meridionale dell’area e salgono verso i rilevi appenninici, sono costituite da marne e arenarie di epoca oligocenica (34-24 milioni di anni fa) e pliocenica (5,2-1,8 milioni di anni fa) e risultano coperte da un sottile strato di suolo; queste “terre bianche” danno vita a vini più complessi con bouquet connotati da sentori floreali e note di agrumi. Le terre rosse, ovvero gli antichi terrazzi fluviali ferrettizzati di origine pliocenica e pleistocenica (5,2 milioni-11.000 anni fa), sono localizzati nella porzione più settentrionale della Denominazione a nord di Gavi, ovvero verso Tassarolo e Novi Ligure. Questa porzione della Denominazione è caratterizzata da suoli argillosi più ricchi e profondi che regalano, di conseguenza, maggior struttura ai vini.
Tra queste due fasce è possibile rilevarne una terza, presente lungo la direttrice Serravalle Scrivia – Gavi – San Cristoforo, costituita da un’alternanza di marne e arenarie.
Il clima è caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, con nevicate abbastanza frequenti ed abbondanti, quanto più si risale verso l’area appenninica; le estati sono più fresche e ventilate rispetto a quelle tipiche della confinante Pianura Padana. La temperatura media annuale si attesta intorno ai 12°C e le precipitazioni annuali raggiungono, in media, i 1045mm anche se in costante diminuzione a causa degli imponenti cambiamenti climatici in corso. Il mese più caldo dell’anno è luglio con una temperatura media di 21.2 °C mentre gennaio, con una temperatura media di 3°C, si rivela il mese più freddo.

La Chiara, un’Azienda di “moderna tradizione”
La storia
La Chiara – in comune di Gavi lungo la strada che, costeggiando il torrente Lemme, conduce a Francavilla Bisio – nasce nell’ormai lontano 1976 dalla volontà e dall’impegno di Ferdinando Bergaglio, nonno degli attuali titolari ed ex cantiniere di una delle principali cantine del territorio. Partendo dagli iniziali due ettari di vigne di proprietà, quest’ultimo – dopo essersi sposato proprio nel 1976 – inizia l’attività della propria neonata Azienda imbottigliando fin dall’inizio una parte rilevante del proprio vino e divenendo uno dei primi vignaioli del territorio a produrre uno spumante Metodo Classico fin dai primissimi anni ‘80. In seguito, suo figlio Roberto, insieme alla moglie Silvana, subentra gradualmente al timone dell’attività continuando un ragionato percorso di investimenti, innovazione e crescita aziendale fino a giungere al 2017 quando, pur rimanendo una colonna portante dell’intera cantina, lascia spazio ai figli Simona e Dario che rappresentano, quindi, la terza generazione alla guida de La Chiara.

La Chiara oggi
Attualmente, La Chiara può contare su circa 28ha di vigneti in produzione, suddivisi fra la proprietà di nonno Ferdinando, in prossimità della cantina, e i territori di Parodi Ligure, Pasturana e Rovereto di Gavi; tali vigneti insistono sulle differenti tipologie di suoli descritti nelle righe precedenti. Al di fuori del territorio del Gavi DOCG, la famiglia Bergaglio possiede una vigna a Castelletto d’Orba (AL), dedicata alla produzione di Alta Langa DOCG dalla quale, proprio quest’anno, si sono ottenute le uve per la prima annata di questo Spumante Metodo Classico.
La produzione aziendale totale si aggira intorno alle 220.000 bottiglie delle quali ben 150.000 suddivise fra le tre etichette di Gavi DOCG e le rimanenti tra uno Spumante Metodo Classico, un Colli Tortonesi DOC Timorasso – da uve per ora acquistate da terzi anche se la famiglia Bergaglio possiede 2ha di vigneto a timorasso, in comune di Monleale, in attesa di essere registrati nell’Albo della DOC – e alcuni altri vini a base chardonnay, barbera, dolcetto e cabernet sauvignon.
La Cantina dispone di un elegante punto vendita e di ampi spazi per la degustazione nonché per l’organizzazione di eventi e matrimoni.

Le degustazioni
Gli assaggi di seguito narrati si sono svolti nel corso della mia visita presso l’Azienda in compagnia di Dario Bergaglio il giorno 12 settembre 2023
La Chiara Brut – Vino Spumante di Qualità Metodo Classico
Questo Metodo Classico, affinato per circa 15 mesi sui lieviti e sboccato nel corso del 2023, è prodotto a partire da uve cortese (75%) e chardonnay (25%) vinificate interamente in acciaio. I vigneti di provenienza delle uve – di circa 25 anni di età – sono allevati a guyot su suoli marnoso-sabbiosi a circa 350m di quota e godono di esposizione compresa fra est e sud-ovest.
Il suo intenso e lucente color paglierino è impreziosito da un perlage molto fine e persistente.
Il naso, intenso e fine, apre con note di frutta bianca croccante, crosta di pane e mandorle tostate alle quali, dopo una breve attesa a calice rigorosamente fermo per non rovinarne l’effervescenza, si affiancano sensazioni di liquirizia e fiori di biancospino.
Il sorso, teso e vibrante, sfoggia – all’attacco in bocca – una decisa effervescenza che diviene poi aggraziata e piacevole al centro bocca; Metodo Classico morbido, di buon corpo e gradevolmente caldo, questo Brut trova il proprio equilibrio – e la sua notevole piacevolezza di beva – nella vivida freschezza e nell’evidente sapidità; più che soddisfacente la persistenza.

Etichetta verde – Gavi DOCG del Comune di Gavi – 2022
Questo Gavi DOCG – che rappresenta contemporaneamente l’etichetta più venduta ma anche quella più strettamente legata alla tradizione di queste colline – è ottenuto da uve provenienti da differenti vigneti allevati sulle tre tipologie di suoli in precedenza descritte, al fine di dar vita a un prodotto capace di riunire le tipicità dell’intero territorio; l’esposizione prevalente di tali vigneti è compresa tra ovest e sud-ovest e la loro quota media è di circa 250m s.l.m.
La vinificazione avviene interamente in serbatoi di acciaio a temperatura controllata.
Di color paglierino intenso e cristallino, questo Gavi DOCG del Comune di Gavi appare giocato più sulla finezza che non sull’intensità e offre al naso note di pesca a polpa bianca e mela croccante accompagnate da sentori di erbe aromatiche, mandorle dolci tostate e fiori di gelsomino; l’intero quadro olfattivo è, inoltre, percorso da una garbata vena balsamica che gli conferisce un’intrigante verticalità.
All’assaggio, si offre molto morbido e di corpo oltre che fresco e sapido. Il risultato è un vino dal sorso ricco e ampio ma, nel contempo, lineare, teso e dalla spiccata personalità; adeguata la persistenza e decisamente garbata la tipica chiusa ammandorlata.
Etichetta nera – Gavi DOCG del Comune di Gavi – 2022
Questo Gavi DOCG è ottenuto da uve provenienti da una singola vigna di circa 100 anni di età allevata sulle terre bianche; prima della vinificazione, interamente in acciaio, le uve sono soggette a un periodo di 24 – 36 ore di criomacerazione; infine, prima dell’imbottigliamento, il vino trascorre, sempre in acciaio, un periodo di circa sei mesi di affinamento sulle proprie fecce nobili con ripetuti batȏnnage.
Dal calice, nel quale sfoggia un lucente color paglierino arricchito da eleganti riflessi dorati, emergono note intense e fini di albicocca, pesca a polpa gialla e mela golden matura che avvolgono, senza mai prevaricarle, le sensazioni di cioccolato bianco e mandorle dolci non tostate.
All’assaggio, si rivela ampio, ricco, di corpo e di spiccata morbidezza; l’equilibrio e la piacevolezza di beva sono, però, garantite dalla vestita – ma vivida – freschezza e dalla marcata sapidità che, nel loro insieme, danno origine a un vino dal compiuto equilibrio e, nel contempo, ricco di carattere; lunga la persistenza.

Etichetta blu – Gavi DOCG del Comune di Gavi – 2022
Questo Gavi DOCG fermenta – per i 2/3 della massa – in barrique di primo secondo e terzo passaggio, in pari proporzioni, nelle quali permane poi per un periodo di sei mesi di affinamento sulle proprie fecce nobili con ripetuti batȏnnage.
Le sue uve sono ottenute da vigneti aventi un’età media di circa 45 anni e allevati sulle diverse tipologie di suolo presenti nel territorio della DOCG.
Il ricco e cristallino color paglierino di questo vino ci introduce a un bouquet capace di coniugare intensità e finezza nel quale è facile notare le note fruttate delle pesche a polpa gialla e delle albicocche mature affiancate da sentori di cedro fresco, erbe provenzali e fiori di acacia.
Il sorso, ampio e avvolgente, svela un corpo importante e una morbidezza altrettanto spiccata tra le maglie delle quali si fanno strada una vibrante freschezza e un’evidente sapidità che fungono da asse di simmetria alla beva donandole equilibrio, personalità e piacevolezza; lunga la persistenza ed evidente – ma integrata e piacevole – la chiusa ammandorlata.
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