Il Pinot nero e l’Oltrepò Pavese:Parte prima – La storia vista da una protagonista: intervista a Ottavia Vistarino
La forza è quella che dà al Jedi la possanza.
È un campo energetico creato da tutte le cose viventi.
Ci circonda, ci penetra, tiene unita tutta la galassia…
(Tratto da: Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza)
“Ci circonda, ci penetra, tiene unita tutta la galassia”: ecco come viene descritta la forza nel IV episodio di Guerre Stellari.
Ogni cosa ha, evidentemente, bisogno di una sua identità, di una sua forza di coesione nonché di un suo punto di aggregazione. Una goccia di pioggia, un fiocco di neve o una perfetta e minuscola bollicina del migliore degli spumanti non si formerebbero se non ci fosse un minuscolo granello di polvere, un’infinitesima imperfezione intorno al quale formarsi e crescere.
Ecco cosa potrebbe – e dovrebbe – essere il Pinot nero per l’Oltrepò Pavese: un punto di forza – o meglio uno dei principali punti di forza – intorno al quale far crescere l’intera immagine del territorio partendo dalla sua indiscutibile qualità per diffondere la conoscenza dei suoi altri grandi vini, dei suoi magnifici paesaggi nonché di una gastronomia che potrebbero – nel loro insieme – renderlo in grado di confrontarsi alla pari con le altre grandi regioni dell’enogastronomia italiana.
Ecco quindi nascere l’idea di realizzare una serie di articoli e interviste allo scopo non di raccontare l’Oltrepò né di raccontare il Pinot nero – obiettivi troppo ambiziosi anche per un grafomane professionista come me – bensì di raccontare la storia di un amore quasi clandestino, dichiarato ma mai lasciato esprimere pubblicamente, limitato a causa di una sorta di immotivato pudore: la storia del Pinot nero in Oltrepò e quella dei suoi protagonisti passati, presenti e futuri..almeno per quanto riguarda il futuro più prossimo.
A questo articolo, dedicato ad un’intervista ad Ottavia Vistarino, ne seguiranno, dunque, altri tre che racconteranno, rispettivamente, il territorio dell’Oltrepò in relazione al Pinot nero e altre due interviste riservate a due Aziende, magistrali interpreti dei più nobili figli di questo vitigno: lo spumante Metodo Classico e il Pinot nero in rosso.
Ottavia Vistarino: ovvero la storia raccontata da una protagonista
La Cantina Conte Carlo Giorgi di Vistarino, a Rocca de’ Giorgi in provincia di Pavia, ha da sempre condiviso il proprio cammino con la grande spumantistica italiana e con un vitigno – il pinot nero – indissolubilmente legato ai grandi spumanti metodo classico, uno fra tutti lo champagne.
L’ingresso di questa storica cantina nel terzo millennio è coinciso con l’arrivo al timone aziendale di Ottavia Vistarino che, forte di solida preparazione tecnica e di una fiducia incrollabile sulle potenzialità delle proprie uve, ha iniziato un’operazione di rilancio della cantina di famiglia ottenendo ottimi risultati grazie alla scelta di puntare sulla qualità e sulla vinificazione in Azienda delle uve.
Ottavia Vistarino, era circa il 1850 quando il suo avo, il Conte Augusto Giorgi di Vistarino, realizzava i primi impianti di Pinot nero a Rocca de’ Giorgi in Oltrepò Pavese. Ci può raccontare le ragioni di questa decisione che tanto influenzò la storia vitivinicola di questo territorio?
Come scrive Luciano Maffi nel suo libro “Natura Docens, Vignaioli e sviluppo economico dell’Oltrepo’Pavese nel XIX”: “Il Pinot giunse in Italia perché si volevano imitare i grandi vini francesi, sia rossi sia, specialmente, lo Champagne. In Oltrepò trovò il miglior terroir per la produzione.”
Effettivamente il clima di Rocca de’Giorgi ed i suoli fortemente calcarei si sono dimostrati propizi per questo vitigno così delicato. La continuazione è avvenuta anche grazie alla moglie, di origine francese, di Carlo Giorgi di Vistarino che ha importato le barbatelle dalla Francia.
In seguito, il Conte trovò l’appoggio, in questa avventura, dell’imprenditore piemontese Carlo Gancia: può tratteggiarci il ruolo di questo grande sodalizio nell’affermarsi del Pinot nero in Oltrepò Pavese?
Come molti sapranno Carlo Gancia, tornato dai suoi studi in Champagne, sperimentò la fermentazione in bottiglia utilizzando le uve Moscato per ridurre i costi di produzione e di tempo. Resosi conto dei limiti di questa uva, nel 1865 si associò al possidente locale conte Carlo Giorgi di Vistarino per promuovere lo champagne italiano. Le uve erano ben pagate rispetto a quelle piemontesi e le due famiglie continuarono a lavorare insieme fino ai giorni nostri. Sicuramente questo sodalizio rafforzò l’economia locale diffondendo il Pinot nero su tutto il territorio e stimolando la nascita di aziende come La Versa.
Non passarono molti anni e numerosi altri imprenditori intrapresero la strada della coltivazione di questo vitigno e del suo utilizzo per la produzione di “Champagne italiano”: quali ritiene siano state le figure che, in questi 150 anni trascorsi da quel lontano 1865, maggiormente hanno contribuito, in Oltrepò, all’affermarsi del Pinot nero nonché dell’ormai più che consolidata tradizione spumantistica?
Nel 1870, l’Ing. Domenico Mazza di Codevilla ottenne il primo posto alla Esposizione Nazionale di Milano del 1894. Nel 1907, viene fondata la SVIC con Raffaello Sernagiotto, Angelo Ballabio, Mario Odero. Il Gran spumante SVIC cavalca i mercati internazionali mettendosi in mostra negli Stati Uniti. Angelo Ballabio si contraddistingue continuando la tradizione della spumantistica oltrepadana. Quello che io ricordo meglio è il duca Antonio Denari che, a capo di La Versa, portò sulle tavole più importanti d’Italia lo spumante oltrepadano. Visione imprenditoriale e ottime pubbliche relazioni diressero i riflettori sull’Oltrepò come fece la Gancia distribuendo il Pinot della Rocca de’Giorgi in tutta Italia.
Più recentemente la Famiglia Boatti – titolare dell’Azienda Monsupello – ha affermato la qualità dello spumante oltrepadano con etichette di grandissima qualità distribuite in tutta Italia.
Attualmente, con circa 2800ha vitati a Pinot nero, l’Oltrepò pavese rappresenta la zona vitivinicola italiana con la maggior presenza di questo vitigno: come vede il futuro degli spumanti Metodo Classico e dei Pinot nero in rosso di questa terra che vanta – e su questo credo che ormai ci sia ampio consenso fra gli addetti ai lavori – un’elevatissima vocazione alla sua coltivazione?
Potenzialmente vedo un futuro roseo perché il Metodo Classico è un grande vino ed il suo consumo risale a metà dell’ottocento dimostrando crescita continua. Il Pinot nero è la migliore uva al mondo per produrre questa tipologia e l’Oltrepò è la migliore zona d’Italia, quindi, teoricamente, ci sono tutte le carte in regola per riscuotere un grande successo.
Ma questo non basta: dipenderà dalla volontà dei produttori che dovranno scegliere se fare, o meno, grandi sacrifici per produrre vini di pregio e venderli nei canali idonei.
Il Pinot nero è un vitigno internazionale e la Francia ne è la patria quindi sul mercato ci sono alcune difficoltà date da una leadership importante ma, con la qualità giusta e un nome di territorio adeguato, si può ancora fare qualcosa.
Quali indirizzi produttivi e commerciali intende seguire – a riguardo – in veste di titolare dell’Azienda Conte Vistarino, una delle più antiche e note aziende vitivinicole dell’Oltrepò?
Il mondo non ha bisogno di vini, ma solo di grandi vini quindi, per quanto mi riguarda, desidero specializzarmi nella coltivazione e nella vinificazione del Pinot nero sia per la vinificazione in bianco che in rosso e, perché no, anche in rosa. Si tratta di vini da lungo invecchiamento, eleganti e ricchi di personalità che negli anni daranno una forte identità al marchio.
Abbiamo piantato vigneti sperimentali in zone alte e con cloni innovativi, osservato attentamente le vigne per conoscerne i pregi e i limiti in modo da ottenere il risultato migliore in vendemmia. Ritengo che l’uva sia responsabile all’80% della qualità del vino finito.
Penso che oggi possa esserci un posto nella lista dei vini solo se si offre un prodotto speciale sia per le sue caratteristiche organolettiche che per la sua storia.
La distribuzione avviene tramite una rete vendita fatta di ambasciatori del mio pensiero e dei miei obiettivi. Per me produrre vino non è un lavoro bensì uno stile di vita.
Cantine Conte Carlo Giorgi di Vistarino
Fraz. Scorzoletta 82/84
27040 Pietra de’Giorgi, Pavia
info@contevistarino.it
www.contevistarino.it