• Mer 11 Set 2024

Il Pinot nero e l’Oltrepò Pavese: Parte seconda – il territorio

Un paese vuol dire non essere soli,
sapere che nella gente, nelle piante,
nella terra c’è qualcosa di tuo,
che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
Tratto da: La luna e i falò. Cesare Pavese, 1950

Il Pinot nero rappresenta, per diffusione, il secondo vitigno dell’Oltrepò Pavese dopo il Croatina con una superficie di 2800ha che rappresenta oltre il 21% dell’intera superficie vitata oltrepadana, rendendo così tale zona la più importante produttrice italiana di uve Pinot nero. Tali uve, oltre ad essere in parte vendute al di fuori della zona produzione, sono impiegate nella produzione di vini fermi, frizzanti e spumanti che ricadono all’interno delle Denominazioni Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg, Oltrepò Pavese Doc e Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc.

Le Denominazioni: breve riassunto dei disciplinari

Il disciplinare dell’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg prevede le seguenti tipologie:

Oltrepò Pavese Metodo Classico (Pinot nero min. 70%; Chardonnay, Pinot grigio e Pinot bianco congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 30%);

Oltrepò Pavese Metodo Classico rosé (Pinot nero min. 70%; Chardonnay, Pinot grigio e Pinot bianco congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 30%);

Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero (Pinot nero min. 85%; Chardonnay, Pinot grigio e Pinot bianco congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 15%);

Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero rosé (Pinot nero min. 85%; Chardonnay, Pinot grigio e Pinot bianco congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 15%);

Per tutte queste tipologie il periodo minimo di permanenza sui lieviti è di 15 mesi; tale periodo diventa di 24 mesi per gli spumanti millesimati.

Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero Cruasé: si differenzia dal precedente per l’obbligatorietà della vinificazione in rosa della base spumante e per l’affinamento minimo sui lieviti di 18 mesi.

Il Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc, per il quale è prevista anche la tipologia Riserva, è ottenuto con minimo il 95% di uve Pinot nero. La tipologia Riserva è limitata ai quei vini che siano stati sottoposti a un periodo di invecchiamento di almeno ventiquattro mesi, di cui almeno sei in legno, a partire dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve.

Il territorio

Un zona così fortemente vocata per questo nobile vitigno non poteva non essere oggetto di una dettagliata zonazione finalizzata, in modo particolare, proprio al Pinot nero. Questa necessità ha trovato piena realizzazione nel volume, pubblicato nel dicembre 2008 a cura del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, dal titolo “Guida all’utilizzo della Denominazione di Origine Pinot nero in Oltrepò Pavese” che contiene i risultati di accurate ricerche svolte dall’Università degli Studi di Milano, dallo studio AGER nonché dal personale del Consorzio stesso. Buona parte delle informazioni che seguono, comprese la cartina delle Unità Territoriali e la relativa didascalia, sono tratte da detto volume. A tale volume rimando, pertanto, tutti coloro i quali volessero approfondire l’argomento.

L’area vitivinicola dell’Oltrepò Pavese si snoda dai vicini colli tortonesi in direzione est per circa 45km, in un continuo e armonico susseguirsi di rilievi caratterizzati da vigneti in coltura specializzata fino a fondersi coi colli piacentini. Un vasto territorio, sito ad un’altitudine media di 160m s.l.m., delimitato a nord dalla via Emilia e che si estende gradualmente verso sud fino a sfumare nell’Appennino lombardo che si insinua tra l’emiliano e il piemontese.

Nella fascia compresa fra la base delle colline ed i 600 m di quota la temperatura media annua presenta valori di circa 11/12°C e la temperatura media del mese più freddo (gennaio) è di circa 1/2°C. La piovosità evidenza un netto cline est – ovest con un massimo nella porzione orientale che si attesta intorno agli 850 – 900mm annui ed un minimo all’estremo margine nord-occidentale che si ferma a circa 700 – 750mm all’anno

Le diverse unità territoriali in cui è stato suddiviso l’Oltrepò Pavese vitivinicolo sono state ottenute considerando le principali caratteristiche climatiche, pedologiche e geomorfologiche capaci di influenzare sia le caratteristiche delle uve Pinot nero sia quelle dei vini da esse ottenuti.

Sono state identificate alcune aree particolarmente idonee alla produzione di basi spumanti (UT1, UT2 e UT5) che sono caratterizzate da suoli con tessiture fini, localizzate prevalentemente in aree alte e fresche; tali unità risultano più piovose, con temperature più miti e con i maggiori sbalzi termici giornalieri. I terreni sono profondi, con elevata dotazione di nutrienti, maggior riserva idrica e drenaggi più lenti. Tali unità sono comprese tra i 200 e 550m di quota e sono caratterizzate da versanti con esposizioni est/ovest e moderate pendenze.

A queste unità si sovrappongono zone a duplice attitudine (UT2), le quali risultano essere maggiormente assolate e calde con versanti orientati prevalentemente verso sud/ovest. UT4 e UT6 sono risultate essere le unità maggiormente vocata alla produzione di uve destinate alla vinificazione in rosso: tali aree si caratterizzano per avere tessiture più sciolte, suoli meno fertili, meno profondi e con una maggior capacità di allontanamento delle acque in eccesso. Le fasce vocate sono quelle più calde a ridosso della pianura e poste ad altitudini comprese tra 100 e 300 m. I versanti sono prevalentemente esposti verso sud/ovest e con pendenze anche sostenute.

La descrizione delle differenze gusto-olfattive dei vini ottenuti nelle diverse Unità Territoriali aprirebbe un capitolo affascinante ma assai complesso, che porterebbe queste righe assai oltre gli scopi delle stesse: pertanto, per approfondire questi aspetti rimando, ancora una volta, al sopracitato volume.

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