• Lun 04 Dic 2023

L’Oltrepò Pavese dei grandi vitigni francesi nei vini di Bertè&Cordini, Milanesi e Montelio

Nel vino voglio soffocare i dolori,
al vino chiedo che faccia scendere
negli occhi stanchi, consolatore, il sonno
Albio Tibullo ( 54 a.C. circa – 19 a.C.)

Il dialetto o l’italiano? Il mare o la montagna? Il calcio o il basket? Quesiti basilari per molti italiani ai quali si aggiunge, per la più ristretta cerchia degli enoappassionati, l’annoso quesito: vitigni autoctoni o vitigni internazionali? Personalmente – e chi ha avuto la bontà di leggermi in questi anni ben lo sa – ho sempre avuto un occhio di riguardo per i piccoli e antichi autoctoni del Bel Paese che ritengo una ricchezza unica capace di fornirci una chiave inimitabile per aprire la porta di molti mercati esteri. Questo non vuole dire, però, che l’utilizzo dei vitigni internazionali in aree a forte vocazione – Bolgheri docet – non possa, e non debba, rappresentare un valore aggiunto per la vitivinicoltura italiana.

L’Oltrepò Pavese rappresenta, in tal senso, un ottimo esempio in quanto capace di produrre eccellenti vini, sia partendo da vitigni di antichissima tradizione – il Croatina su tutti – sia utilizzando alcune delle più grandi varietà internazionali, quali, ad esempio, il Pinot nero e il Riesling renano. In passato, ho già ampiamente affrontato la storia, la diffusione e le caratteristiche di questi due vitigni nelle colline oltrepadane (per il Riesling clicca 1, per il Pinot nero 2, 3, 4, 5).

Altri vitigni francesi, però, sono coltivati, spesso con ottimi risultati anche se su superfici decisamente limitate, nelle dolci colline pavesi: Chardonnay, Sauvignon blanc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Petit Verdot. Recenti degustazioni – e una lunga chiacchierata con Mario Maffi, memoria storica ed emblema non solo dell’enologia oltrepadana ma dell’Oltrepò nella sua totalità – mi hanno spinto a scrivere queste righe per raccontare le piccole grandi storie di questi vitigni in queste terre dove, pur non avendo avuto grande diffusione, sono capaci, quando coltivati e utilizzati con competenza e sincera passione, di regalarci bottiglie in grado di lasciare un segno nella nostra memoria.

L’Oltrepò Pavese e il suo territorio

Pur rendendomi conto che questo paragrafo possa sembrare ostico ed eccessivamente tecnico, ritengo possa fornire – a chi avrà la pazienza di leggerlo – alcune indicazioni utili per meglio comprendere le esigenze, la conseguente distribuzione e le caratteristiche dei vitigni e dei vini che saranno in seguito raccontati.

L’origine geologica dell’Oltrepò Pavese viticolo va fatta in buona parte risalire al Miocene e in modo particolare al Messiniano (7,2 – 5,3 milioni di anni or sono), durante il quale si sono originate le marne gialle chiare che costituiscono i terreni di Montù Beccaria, Rovescala, Montescano, Castana, Canneto Pavese, Pietra de’ Giorgi, Cigognola, Redavalle, Santa Giuletta, Torricella Verzate e in piccola parte i territori dei comuni di Corvino S. Quirico, Casteggio, Torrazza Coste, Codevilla e Godiasco. Di origine ben più antica sono le formazioni di marne azzurrognole originatesi durante il Langhiano (16 – 13,8 milioni di anni or sono) e presenti nei pressi di Montalto Pavese, Calvignano, Rocca Susella e Godiasco. Strati arenacei, scistosi, ma prevalentemente marnosi, che hanno avuto origine tra i 23 e i 20 milioni di anni fa (all’inizio del Miocene), hanno notevoli estensioni nei dintorni di Rocca Susella, Borgo Priolo e Calvignano.

Formazioni più antiche sono presenti nei dintorni di Rocca de’ Giorgi e Montecalvo Versiggia. Sono, invece, risalenti all’Eocene (tra circa 56 e 34 milioni di anni fa) e derivanti in prevalenza da calcare marnoso, i terreni del triangolo di media e bassa collina con vertici a Mornico Losana, San Damiano al Colle e Casa Calatroni. La parte centrorientale dell’area qui descritta (Rovescala, Oliva Gessi fino alle sorgenti del torrente Versa, al confine con la provincia di Piacenza) vede la copertura delle matrice rocciosa da parte di suoli anche di notevole spessore, costituiti da alternanze di calcari-marnosi di spessore variabile tra i 30 e i 250 cm e argille in strati da 5 a 70 cm. Analoghe condizioni si ritrovano in una striscia di territorio tra Montalto Pavese a Canevino attraversando trasversalmente la Valle Scuropasso. Sono, inoltre, da segnalare le lenti di gesso nei pressi di Garlassola, Mondondone, Corvino S. Quirico, Montepezzata e Cà Bianca nonché i depositi alluvionali, di origine più recente, lungo la fascia pedecollinare dal confine con il Piemonte fino a Verzate e da Broni al confine con la provincia di Piacenza.

Il clima, fortemente influenzato sia dalla Pianura Padana sia dagli Appennini, nella fascia maggiormente vocata alla coltivazione della vite presenta una temperatura media annua di circa 11/12°C; il mese di gennaio, con la temperatura media compresa fra 1 e 2°C, si connota come il più freddo dell’anno. Le temperature medie di luglio e agosto, i mesi più caldi, sono comprese fra i 22 e i 24°C.

La distribuzione media delle precipitazioni nel corso dell’anno è caratterizzata da un massimo ed un minimo rispettivamente nei mesi di novembre (143 mm) e di luglio (47 mm). In media il mese più piovoso nella stagione primaverile risulta essere maggio (121 mm).

Le precipitazioni annuali complessive sono comprese tra i 650 e gli 800mm, con punte di circa 1.000mm in alta Valle Versa; è evidente la loro diminuzione progressiva da est verso ovest: ai confini con l’alessandrino raggiungono, infatti, il valore minimo di 556mm.

Chardonnay

Vitigno proveniente dalla Francia dove si è originato attraverso un incrocio spontaneo tra “Pinot”‘ e Gouais blanc, questa varietà, a lungo confusa in nel nostro paese col Pinot bianco, si è diffusa in Italia a Partire dal Friuli Venezia Giulia. La sua diffusione in Oltrepò Pavese ha inizio nella seconda metà degli anni ’70 dello scorso secolo anche se la sua presenza – col nome appunto di Pinot bianco – è probabilmente ben antecedente. Pur adattandosi a differenti tipi di suoli, lo Chardonnay predilige quelli più sciolti sui quali è opportuno allevarlo, a Guyot o a cordone speronato basso, in vigneti ad alta fittezza d’impianto.

Provenendo dalla Borgogna, è da considerarsi un “vitigno del freddo” ma è in grado di produrre vini di qualità anche in climi ben più caldi. È una varietà sensibile alle malattie crittogamiche – in particolare all’oidio – nonché agli attacchi di numerose specie di insetti ed è risultato anche particolarmente sensibile alla flavescenza dorata, che sembra essere giunta in Italia proprio tramite le sue barbatelle. In Oltrepò, le sue uve si vendemmiano verso la fine di agosto. Deve buona parte della sua diffusione nell’area in oggetto al suo utilizzo negli spumanti Metodo Classico per i quali la vendemmia è più precoce.

In Oltrepò Pavese è utilizzato nella produzioni di vini della Doc Oltrepò Pavese nelle versioni Chardonnay, Chardonnay frizzante, Chardonnay spumante nonché, in percentuali differenti in relazione all’esatta Denominazione, nella produzione degli spumanti Metodo Classico Docg. Nel 2009 la sua coltivazione riguardava il 2,9% delle superfici produttive per tipologia di vino Docg e Doc oltrepadane.

Sauvignon blanc

Questo vitigno, amante dei climi freddi caratterizzati da forti escursioni termiche, si è diffuso in tutto il mondo a partire dalle sue due aree principali di coltivazione francesi: la Valle della Loira – dove dà vita ai grandi vini di Sancerre e Pouilly Fumé – e nel bordolese, ove viene utilizzato per la produzione dei Sauternes e dei Barsac, oltre che per la produzioni di vini fermi secchi. Nel 1995 è stato inserito nel disciplinare di produzione della Doc Oltrepò Pavese nelle tipologie ferma e spumante; è però presente nell’area da circa 40 anni dove è stato introdotto per la prima volta dall’Azienda Cabanon.

Si tratta di un vitigno a maturazione precoce, molto sensibile alle principali malattie fungine e amante dei suoli sciolti, che nel territorio in esame trova il suo optimum qualitativo a quote superiori ai 250m s.l.m. con esposizione verso oriente; richiede di essere allevato a Guyot in impianti di buona fittezza. Nel 2009 la superficie rivendicata era di 25ha pari allo 0,19% del totale delle superfici produttive per tipologia di vino Docg e Doc oltrepadane.

Recenti analisi biomolecolari lo pongono in relazione padre – figlio col Traminer, nonché strettamente imparentato coi Pinot e, anche se in misura leggermente minore, con altre importanti varietà, tra le quali voglio ricordare lo Chenin blanc, il Petit Manseng e il Silvaner; incrociandosi spontaneamente con il Cabernet Franc ha dato origine al Cabernet Sauvignon.

Merlot

Vitigno bordolese per antonomasia – così come il seguente Cabernet Sauvignon – questo vitigno dà vita, nella sua terra di origine, ad alcuni dei più rinomati vini del mondo. Attualmente è coltivato praticamente in tutte le principali aree vitivinicole mondiali dove è stato frequentemente in grado di adattarsi molto bene permettendo la produzione di molti vini di altissima qualità. Coltivato per la prima volta in Oltrepò Pavese per opera di Domenico Mazza nel 1951, la coltivazione di questa varietà si è rapidamente diffusa ad altre Aziende pur senza mai raggiungere grandi estensioni. Attualmente, il suo utilizzo è autorizzato nella produzione di vini Igt Provincia di Pavia.

In Oltrepò Pavese la sua coltivazione – meglio se con allevamento a Guyot anche se è possibile utilizzare anche il cordone speronato basso – può dare vita a vini interessanti fino a circa i 400m di quota anche con esposizioni a oriente; si adatta con successo a diverse tipologie di suolo. Si tratta di una varietà con discreta resistenza alle più diffuse patologie e, in modo particolare, sembra resistere molto bene alla flavescenza dorata (Mario Maffi, comunicazione personale). Si tratta di un vitigno generoso del quale è opportuno contenere la produzione per garantirsi produzioni di qualità. In Oltrepò, i caratteristici sentori vegetali – dovuti alle metossipirazine – sono più contenuti dal Casteggino verso il Piemonte.

Le analisi molecolari hanno evidenziato che il Merlot si è originato da un incrocio spontaneo avvenuto in Francia tra il Cabernet Franc e il Magdeleine noire des Charantes, una varietà a maturazione precoce al momento quasi totalmente sconosciuta e individuata in solo 5 piante; fratelli – o fratellastri – del Merlot sono, tra i vitigni più noti, il Cabernet Sauvignon e il Carmenère avendo come genitore in comune il Cabernet franc.

Cabernet Sauvignon

Presente in Oltrepò Pavese occidentale fino dalla fine del XIX secolo dove era noto col nome di Uva Francese, il Cabernet Sauvignon inizia ad essere coltivato e vinificato in “senso moderno” verso la fine degli anni ’60 dello scorso secolo e viene inserito nel disciplinare della Doc nel 1995. Si tratta di una varietà con buona resistenza alle principali malattie, in grado di adattarsi a differenti tipi di suolo ma che richiede di essere coltivato a quote non superiori ai 300m s.l.m.; la maturazione è tardiva e la vendemmia avviene solitamente verso l’inizio di ottobre. Nel 2009 la superficie vitata con questo vitigno era pari allo 0,8% delle superfici produttive per tipologia di vino Docg e Doc oltrepadane.

Syrah e Petit Verdot

In Oltrepò Pavese sono ammesse alla coltivazione anche Syrah e Petit Verdot, il primo tipico della Valle del Rodano il secondo originario della Gironda, nel sud-ovest della Francia.

Il Syrah, introdotto in questa area negli anni ’70 da Giovanni Mercandelli allora titolare dell’Azienda Cabanon, continua ad essere prodotto e vinificato da questa Azienda. Ha trovato nelle nostre colline un ambente idoneo dove predilige i suoli tenaci di medio impasto. Attualmente, può essere vinificato come vino rosso non essendo inserito in alcuna Doc o Igt ricadente sul territorio oltrepadano.

Il Petit Verdot, introdotto nel 1860 da Augusto Vistarino, non ha mai avuto grande diffusione in Oltrepò Pavese. Attualmente, la sua coltivazione è ammessa, ma non sono a conoscenza di Aziende che lo vinifichino in purezza; come per il Syrah sarebbe comunque idoneo solo alla produzione di vini rossi non essendo compreso tra le varietà previste nei disciplinare di Doc e Igt di questo territorio.

Bertè & Cordini

Azienda storica dell’Oltrepò Pavese, essendo stata fondata nel lontano 1895 da Francesco Montagna, la cantina, la cui sede è situata nel centro di Broni, è di proprietà della famiglia Bertè Cordini dal 1974, quando la rilevarono dalla famiglia Montagna. Pur mantenendo salde radici nella tradizione vitivinicola oltrepadana (nei vigneti aziendali sono infatti presenti Croatina, Uva rara e Vespolina), la proprietà ha negli anni deciso di realizzare piccole produzioni di alta qualità anche a partire da vitigni internazionali. Ecco quindi che, agli ormai oltrepadani d’adozione Pinot nero e Riesling, vengono affiancati altri vitigni meno diffusi sul territorio quali Chardonnay – che negli anni ha visto aumentare la propria presenza su queste colline grazie alla produzione spumantistica – Sauvignon blanc e Cabernet Sauvignon; l’Azienda, attualmente condotta da Luca, Marzia e Matteo, può oggi contare su 15ha di vigne.

Bertè&Cordini – Lughet – Oltrepò Pavese Chardonnay Doc – 2012 – L. 14335

Non una recensione bensì un elogio alla gioventù. Tutto in questo Chardonnay sembra saper nascondere i tre anni già trascorsi dalla sua nascita, quasi a dire: tu mi stai aprendo ma – sappi – che dovresti aspettare.

Alla vista, infatti, si presenta di color paglierino cristallino non particolarmente intenso ma di grande luce come a volerti introdurre garbatamente nel suo mondo fatto di profumi giovani e adolescenziali spigolosità.

Il naso apre con le note tipiche del vitigno che riportano immediatamente alla mente le mele golden unitamente alla fragranza delle pesche gialle e dei fiori di campo. Un’evidente nota citrina si contende con i gradevoli sentori boisé il compito di arricchirne il bouquet; col tempo, a questi profumi si aggiungerà una piacevole sensazione di pompelmo giallo che verrà così a completarne il panorama olfattivo.

È in bocca che il Lughet 2012 mostra pienamente il proprio carattere e, più ancora, le proprie potenzialità di evoluzione nel tempo. Il corpo robusto e le evidenti morbidezze si trovano, infatti, a contrastare un’acidità vibrante che ancora non vuole lasciarsi imbrigliare in un equilibrio totalmente compiuto. Una nota di merito va all’uso del legno, già molto ben vestito dalla struttura del vino.

Uno Chardonnay – o meglio – un giovane amico da frequentare a lungo fino a vederlo giungere a quella maturità e compiutezza che gli renderanno pienamente giustizia, permettendogli così di ricavarsi un posto nella nostra memoria.

Degustazione del 23 giugno 2015

Bertè&Cordini – Masarìa – Oltrepò Pavese Sauvignon Doc – 2013 – L. 15043

Ottenuto da uve prodotte da un vigneto esposto a settentrione e soggetto a forti escursioni termiche, il Masarìa si presenta nel calice di un cristallino e intenso color paglierino.

Al naso è capace di coniugare le note varietali alla complessità e alla finezza. I sentori vegetali freschi – tipici del Sauvignon blanc – si manifestano più come profumi di erbe aromatiche – ad esempio la salvia – che non con la fin troppo nota foglia di pomodoro. Il bouquet è poi reso ricco e armonico dalla presenza di piacevoli sensazioni fruttate riconducibili, ad esempio, alla pesca gialla ancora croccante nonché dalle note agrumate del pompelmo giallo. Il suolo calcareo, da cui prendono origine le uve, si manifesta nella spiccata mineralità che riporta alla mente la roccia unitamente ad una leggera sensazione di pietra focaia.

In bocca l’ancora evidente freschezza sorregge un vino pieno, ampio, di corpo e rotondo dando vita ad un unicum di grande finezza e armonia. Ottima la persistenza e molto piacevole il fine di bocca marcatamente agrumato.

Degustazione del 19 luglio 2015

Azienda Agricola Stefano Milanesi

Molte generazioni sono trascorse al timone di quest’Azienda da quando, già nel XVIII secolo, una famiglia “Milanese” produceva vino a Santa Giuletta. Tante persone, tanto lavoro e tanta passione: sono cambiati i gusti, i mercati, le tecniche e i vitigni ma la cura e l’attenzione in vigna e in cantina sono rimaste intatte. Ora è Stefano, col suo lavoro, a darci la possibilità di continuare ad assaggiare il frutto di questa plurisecolare esperienza dove tradizione, modernità e profondo rispetto per il territorio, che trova pieno compimento nella scelta di praticare con rigore la vitivinicoltura biologica fin dall’inizio della propria attività, si uniscono nel dar vita, con le uve prodotte nei propri vigneti e con lieviti indigeni, a vini non solo di grande qualità ma, soprattutto, a prodotti che rispecchiano il pensiero di chi li produce, le caratteristiche dei differenti vitigni e l’anima di un territorio dalle notevolissime potenzialità: l’Oltrepò Pavese.

Stefano Milanesi – Alessandro, Strada delle Molle – Provincia di Pavia Rosso Igt – L. 2008

Un vitigno – il Cabernet Sauvignon – sulle cui qualità credo nessun abbia nulla da obiettare. È senz’ombra di dubbio una varietà che regala alcuni dei più grandi vini del mondo nel Vecchio come nel Nuovo Mondo. Nel contempo, le sue caratteristiche lo rendono soggetto a dar vita prodotti grevi e sgradevoli se non coltivato o vinificato seguendone le necessità che – come sempre in natura – devono essere assecondate e non stravolte.

L’Alessandro di Stefano Milanesi – prodotto da uve Cabernet Sauvignon in purezza – rassicura il fortunato che si accinga all’assaggio fin dal primo sguardo. Un caldo color granato riempie il bicchiere di luce man mano che il vino fluisce dalla bottiglia. Un colore che denota un vino che sembra aver tratto il meglio dalle sette vendemmie trascorse dalla sua nascita. Un’impressione immediatamente confermata non appena il calice viene portato – con quella giusta miscela di curiosità e rispetto – verso il naso. Il bouquet si rivela immediatamente di grande pulizia, finezza e complessità. Il frutto scuro maturo – ciliegia, prugna disidratata, mora e cassis – lascia, di momento in momento, spazio a lievi e piacevoli sentori vegetali di erba fresca e peperone giallo, capaci di arricchire, e non svilire, il già ampio panorama olfattivo. Non pago di tutto ciò, però, questo vino si apre ulteriormente proponendoci note di liquirizia, carruba e noce moscata impreziosite da una sottile nota ematica e da una vena balsamica che aggiunge verticalità alla sua già grande ampiezza.

In bocca, si presenta compatto, di gran corpo, succoso e ampio. Freschezza e tessitura tannica – degna dei grandi vini – offrono armonia ed equilibrio ad un vino decisamente rotondo e caldo. Trovo, da ultimo, doveroso sottolineare il grande equilibrio dall’alcol – perfettamente vestito dalla struttura di questo Cabernet Sauvignon – nonché la sua lunga persistenza.

Degustazione del 4 ottobre 2015

Azienda Agricola Montelio

Nata nel lontano 1848 a partire da un primo nucleo di vigne acquistate nel 1803 da Angelo Domenico Mazza, l’Azienda Agricola Montelio, attualmente di proprietà di Giovanna e Caterina Brazzola, ha sede a Codevilla (PV) nell’antica grangia di un monastero dove, come riportato negli antichi contratti d’affitto, già nella seconda metà del 1200 si coltivava la vite; attualmente l’area vitata ha un’estensione di circa 27 ettari.

Montelio – Comprino Mirosa – Provincia di Pavia Rosso Igt – 2007 – L. 42/13

Tutto in questo vino è avvolgente e vellutato, a iniziare dal luminoso color granato capace di colmare il calice di una luce che non esiterei a definire “romantica” per la sua capacità di giungere direttamente al cuore di chi si appresta all’assaggio. Il bouquet si rivela, fin dal primo impatto, di grande finezza e complessità, coniugando profumi scuri – ciliegia matura, cassis, prugna disidratata, mora e una sommessa, ma ben percepibile, nota ematica – a note di fiori di glicine, noce moscata, rabarbaro e polvere di caffè, capaci di ingentilirne il panorama olfattivo. Il vitigno si rende manifesto in virtù dei leggeri sentori di peperone giallo ed erba fresca che si susseguono – comparendo o scomparendo – in relazione al stadio evolutivo del vino nel bicchiere.

Vino di grande stoffa regala un ingresso in bocca ampio e succoso; è un Merlot di corpo e struttura assai importanti in grado di conservare una gradevole bevibilità grazie all’evidente freschezza e a una tannicità sobria, setosa e avvolgente; la chiusa è piacevole, elegante e di ottima persistenza.

Degustazione del 23 agosto 2015

PS: due ultime brevi notazioni sono dovute a conclusione di questo lungo articolo:

un grazie particolare va a Mario Maffi, senza la cui enorme competenza sull’enologia e sulla storia dell’Oltrepò Pavese questo articolo non sarebbe stato possibile;

le Aziende sono state menzionate e raccontate in esclusivo ordine alfabetico.

Bertè e Cordini
via Cairoli, 67
27043 – Broni (PV)
www.bertecordini.it

Az Agricola Milanesi Stefano
Strada Vecchia per il Castello, 4
27046 Santa Giuletta (PV)
www.stefanomilanesi.com

Azienda Agricola Montelio
Via Domenico Mazza, 1
27050 Codevilla (PV)

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