• Mar 05 Dic 2023

Alessandro Garetto: l’uomo, le vigne e il Barbera

Il barbera è il miglior descrittore della ciliegia
(questa è mia, perdonatemi…)

Alessandro, tu sei su Facebook? No, io sono sul trattore!

Se una risposta potesse essere definita “impressionista” per la sua capacità di delineare un luogo, un momento o una persona con poche e rapide pennellate, credo che queste poche parole di Alessandro Garetto potrebbero divenirne il manifesto ideologico.

Alessandro Garetto – classe 1975 – è un uomo di una volta, dove questa “definizione”vuole essere, da parte mia, un grande complimento; non identifica, infatti, un uomo non al passo coi tempi, rimasto ancorato al passato in una sorta di arcaica ostinazione, bensì racconta di una persone vera, concreta, schietta, che sa andare al cuore delle cose e delle persone.

In fondo, a voler ben guardare, racconta del Barbera. Alessandro, in una qualche misura, è il Barbera: lo è per la luce che gli illumina il volto quando lascia scorrere fra le dita una manciata della terra raccolta nella vigna del Favà, lo è quando racconta con orgoglio di come il territorio abbia saputo raccontarsi e farsi apprezzare grazie a un’uva spesso considerata troppo “popolare” per dare grandi vini e lo è, soprattutto, quando si assaggia il suo vino, commentandolo, apprezzandolo e – perché no? – anche mettendone in luce aspetti che potrebbero essere ancora migliorati, perché questo è ciò che dà senso ad ogni lavoro fatto con passione: non credersi mai arrivati, cercando sempre la strada giusta per crescere.

Un’ultima nota importante: sono passati alcuni mesi dal giorno della mia vista alla Tenuta Garetto e ora Alessandro è – almeno in parte, oserei dire fortunatamente, solo in piccola parte – sceso dal trattore ed è, a dimostrazione della sua grande voglia di raccontare il proprio lavoro e il proprio territorio, presente su Facebook sia personalmente sia con la pagina della propria Azienda.

Barbera, Monferrato e territorio: un trittico oggi indissolubile

Nell’attuale comune sentire, il Barbera rappresenta, per gli appassionati così come per qualsiasi altro italiano, uno degli emblemi del Piemonte. È, perciò, particolarmente inaspettato rendersi conto che, al contrario, poco è noto sulle origini e la storia di questa varietà. La prima menzione rilevante di questo vitigno è, infatti, relativamente recente: nel 1798, il Conte Nuvolone Pergamo lo include tra le uve “di prima qualità” e lo indica come presente nell’Astigiano e nella Frascheja, ovvero la pianura alessandrina. Esistono, inoltre, alcune lacunose citazioni, quali quella risalente al 1514 per il territorio di Chieri.

La limitata diffusione di questo vitigno nei secoli successivi è comunque ulteriormente testimoniata, qualora ve ne fosse bisogno, dalla sua mancata menzione nell’importante opera del 1606 di G.B. Croce riguardante i vitigni “della montagna di Torino” (1606). Voglio aggiungere, per completezza, che il bolognese Pier de’ Crescenzi cita – nella sua fondamentale opera di agronomia del 1304 (Liber Ruralium Commodorum) – una varietà di uva, detta Grissa, caratterizzata dai chicchi allungati, di color nero non molto intenso, dalla la buccia sottile, molto ricchi di mosto, dalla quale si ricava “..vino ottimo, serbevole e molto potente” e che “..e questa è tenuta in grandissimo onore nella città di Asti e nei dintorni ” ma anche conosciuta e diffusa nei colli Bolognesi. Alcuni Autori ritengono che tale varietà detta essere ricondotta al Barbera, dato che, in quegli anni, il Nebbiolo era un vitigno già ben noto e distinto. Attualmente, questa ipotesi non è ritenuta attendibile da alcuni importanti Autori (cfr. J. Robinsons, J. Harding & J. Vouillamoz – 2012: Wine Grapes).

Le analisi biomolecolari condotte sul Barbera all’inizio degli anni 2000 hanno evidenziato una scarsissima similarità tra questo vitigno e il rimanente germoplasma viticolo piemontese e italiano. Quanto sopra esposto sembra indicare che questa varietà possa essersi originata, in tempi relativamente recenti, da un incrocio spontaneo di altre varietà – attualmente non ancora identificate – al di fuori del Piemonte per diffondersi poi in questa regione a partire dal XVIII secolo.

È, inoltre, interessante segnalare che il Barbera è uno dei rari casi di vitigni privi di importanti sinonimie, in quanto è ovunque noto con il suo nome principale. Numerosi sono, al contrario i casi di vitigni minori locali i cui nomi sono stati ispirati da somiglianze morfologiche o gustolfattive con questa varietà: ecco dunque un Barbera ‘d Davi nel Pinerolese (TO), un Barbera Ciarìa (o Ciairìa) nel Roero (CN), una Barbera rotonda nel Canavese (TO), oltre al Barbrassa e al Barbera dou ciorniou, tutte cultivar distinte dal Barbera. I Barberùn, segnalati in varie zone piemontesi con caratteri varianti rispetto al Barbera, sono nella maggior parte dei casi vitigni distinti. La Barbera bianca – ancora sporadicamente presente in provincia di Alessandria – così come il Barbera del Sannio e la Barbera sarda sono tutti vitigni geneticamente ben distinti dal Barbera.

Attualmente, il Barbera è alla base di tre Docg (Barbera d’Asti, Barbera del Monferrato Superiore nonché, a partire dalla vendemmia 2014, Nizza) e contribuisce alla produzione di oltre 30 Doc e 100 Igt.

Le sue uve sono caratterizzate da elevata acidità fissa, buona dotazione antocianica e scarsità di tannini.

Il comune di Agliano Terme – dove si trova Tenuta Garetto – all’interno di quella che, attualmente, è divenuta l’area di produzione del Nizza Docg (per ora ancora compresa nel disciplinare del Barbera d’Asti Docg come sottozona, insieme ai Colli Astiani e Tinella) è storicamente uno dei territori più vocati alla produzione di vini da uva Barbera di grande struttura e longevità, in virtù della presenza di suoli derivanti da marne argilloso – sabbiose e arenarie stratificate. Il clima è temperato o temperato-caldo; ad Asti, il mese più freddo è gennaio con una temperatura media di 1,4°C mentre il più caldo è luglio con una media pari a 23,2°C. Per quanto concerne le precipitazioni, l’area è caratterizzata da piovosità scarsa con una media di circa 700mm di pioggia all’anno.

Tenuta Garetto: il Barbera è protagonista

Il comune di Agliano Terme, la cui superficie è per circa il 45% dedicata alla viticoltura, è da sempre considerato uno dei comuni più vocati alla coltivazione del Barbera insieme ai comuni di Castelnuovo Calcea, Costigliole, Montegrosso, Vinchio e paesi limitrofi sino a Nizza a Sud ed Asti a Nord. È proprio in questa terra benedetta da Dio che, all’inizio del secolo scorso, nasce la Tenuta Garetto. Un’Azienda cresciuta nel tempo, ma sempre rimasta strettamente famigliare e altrettanto strettamente legata ai valori contadini e tradizionali senza però rifiutare, a priori, le innovazioni messe a disposizione, di volta in volta, dalla ricerca in ambito viticolturale ed enologico. L’Azienda è attualmente condotta da Alessandro che ne ha preso il timone nel 1996 a soli 21 anni.

I vigneti sono situati in grandissima parte su suoli franco-limoso-argillosi di origine calcareo-marnosa con esposizione a sud – ovest a quote di circa 250m s.l.m.; gli impianti più vecchi raggiungono ormai quasi i 70 anni di vita. I vigneti aziendali, che attualmente coprono una superficie di circa 18ha dando origine a circa 110.000 bottiglie, sono composti per circa l’80% da Barbera, mentre la parte rimanente è suddivisa fra Grignolino, Dolcetto e Chardonnay.

Tenuta Garetto affianca all’attività vitivinicola un piccolo, ma estremamente ospitale, agriturismo – Il Coniglio bianco – della cui gestione si fa in gran parte carico Paola, moglie di Alessandro. L’Agriturismo offre ospitalità in camere accoglienti e ricche di charme e offre – su prenotazione – la possibilità di gustare piatti basati principalmente su animali di bassa corte, allevati da Paola e Alessandro, e verdure, coltivate nell’orto e nei campi prospicienti l’agriturismo; il pasto sarà accompagnato dai vini aziendali.

Le Degustazioni

Tenuta Garetto – Tra Neuit e dì – Barbera d’Asti Docg – 2014

Barbera d’Asti Docg ottenuto da vinificazione totalmente in acciaio, questo vino racconta in modo schietto e comprensibile l’essenza del Barbera. Ne evidenzia il colore, i profumi, il carattere, apparentemente burbero, ma capace di affascinare e accogliere chi gli si avvicini con l’animo sgombro da pregiudizi.

La gioventù e la struttura di questo vino sono espressi, fin dal primo sguardo, dall’intenso color porpora e trovano la loro piena conferma non appena il naso si avvicina al bicchiere. La ciliegia è indiscussa protagonista di questo vino ed manifesta un felice connubio con le note di ribes rosso, fiori rossi freschi e spezie dolci; la spiccata mineralità delle marne calcaree si palesa nella fine ed elegante nota minerale riconducibile alla grafite.

L’ingresso in bocca è ampio, compatto e pieno: la spiccata freschezza e la contenuta tannicità – entrambe tipiche del vitigno – sorreggono un buon corpo dando origine ad un insieme equilibrato, di grande bevibilità e soddisfacente persistenza. Il calore della bocca libera, per via retronasale, piacevoli – e altrettanto tipiche – sensazioni di sottobosco. È il Barbera d’Asti Docg per chi voglia provare l’esperienza di un Barbera capace di esaltare al massimo le caratteristiche varietali mantenendo un piede nella tradizione con lo sguardo rivolto al domani.

Degustazione del 30 agosto 2015

Tenuta Garetto – In Pectore – Barbera d’Asti Superiore Docg – 2012

È il sangue della terra. Ecco il primo pensiero che mi è passato per la mente mentre osservavo il porpora impenetrabile di questo vino riempire lentamente il bicchiere. Invecchiato prevalentemente in botti grandi rovere, il bouquet di questo vino lascia disorientati per la sua capacità di mutare, evolvere, regalare – momento dopo momento – sensazioni che riconducono talvolta facilmente al vitigno mentre talaltra si rivelano capaci di farci scoprire le grandi potenzialità di questa, spesso sottovalutata, varietà. A bicchiere fermo dal calice emergono note di rosa rossa e cipria, sostenute da una lieve – ma ben riconoscibile – ciliegia matura; leggeri sentori mentolati aggiungono verticalità ad un naso già decisamente interessante. Una lieve rotazione, ed ecco esplodere il frutto rosso e le spezie dolci seguite, nel tempo, da un contrappunto di incenso e grafite.

In bocca colpisce per struttura, ampiezza e armonia: l’ancora giovanile freschezza e una tessitura tannica fine e avvolgente sorreggono il corpo robusto di un Barbera decisamente caldo, rotondo e persistente nel quale, però, le diverse componenti trovano equilibrio mostrando di necessitare l’una dell’altra.

Degustazione del 25 luglio 2015

Tenuta Garetto – Favà – Barbera d’Asti Superiore Docg, Sottozona Nizza – 2012

Acciaio, legno grande, legno piccolo. Ecco il percorso degustativo seguito in queste righe ed ecco la prova del fatto che ogni tecnica, ogni approccio, ogni materiale – nel limite del buon senso, ovviamente, N.d.A. – possono dare grandi risultati se usati sapientemente, partendo da uve di alta qualità e come risultato finale di un percorso accuratamente pensato e non improvvisato sull’onda delle mode.

Il Favà 2012 rappresenta, in tal senso, l’interpretazione più moderna del Barbera realizzata da Tenuta Garetto. Nel contempo, questo prodotto dimostra che esiste la possibilità di realizzare un vino moderno senza rinnegare vitigno e territorio.

Nel bicchiere si presenta ancora cromaticamente giovane, pur se meno del precedente in relazione all’uso dei legni piccoli, dato che sfoggia un color rubino luminoso arricchito dalle ultime pennellate porpora. Il naso apre, doverosamente, con le note di ciliegia e marasca frammiste alle tipiche sensazioni di humus. Una lieve e rispettosa rotazione permette al Favà di donarci eleganti sensazioni speziate, riconducibili ai chiodi di garofano e alla noce moscata. Il tempo trascorre e il bouquet diviene sempre più fine e complesso: ecco comparire – in una sorta di fuga musicale – il potpourri di fiori rossi, la liquirizia nera, la polvere di caffè e un’equilibrata nota boisè. I suoli marnosi non mancano di ricordarci la loro importanza completando il panorama gustolfattivo con la mineralità della grafite.

In bocca è potente, robusto, rotondo ma, nel contempo, di gradevole beva grazie all’acidità del Barbera – ben percepibile – e a una componente tannica che, pur se contenuta nell’intensità come deve essere per un Barbera, mantiene ancora nerbo e una piacevole giovanile spigolosità; ottime la persistenza e la compostezza dell’alcol, perfettamente ammantato dalla pienezza del corpo.

Degustazione del 25 ottobre 2015

Piccole note su una grande fortuna

Per concludere, permettetemi di dedicare alcune note di degustazione a due bottiglie di Favà – annate 2007 e 1998 – che ho avuto la fortuna, e il piacere, di degustare insieme a Paola e Alessandro, nel corso della mia visita lo scorso luglio alla Tenuta Garetto.

2007: Colore ancora rubino intenso; naso complessivamente “scuro” dove dominavano, oltre alla ciliegia molto matura, le prugne disidratate, il cassis e le more, il tutto “alleggerito” da sentori di rosa rossa ancora fresca e melograno. In bocca, ancora decisamente fresco, lungo, pieno, di gran corpo e ottimo equilibrio.

1998: La seconda annata prodotta da Alessandro dopo essere subentrato al padre nella gestione dell’Azienda. Naso giustamente più evoluto rispetto alle annate precedente, dove emergono, oltre agli immancabili frutti scuri, note di rosa appassita e piacevoli sensazioni agrumate che riportano al chinotto. Il bouquet si è arricchito, dopo una lunga permanenza nel bicchiere, di un inatteso – ma affascinante – sentore fumè. In bocca stupiva per l’apparente gioventù, grazie all’ancora marcata freschezza e a una tessitura tannica netta ma, nel contempo, elegante e setosa.

Due assaggi importanti per capire cosa possa – e debba – essere il Barbera quando messo in condizione di esprimere appieno tutte le sue potenzialità.

Tenuta Garetto
S.S. Asti-Mare, 30
14041 Agliano Terme (AT)
E-mail: tenutagaretto@garetto.it
www.tenutagaretto.it
www.ilconigliobianco.eu

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