La Cantina Sincette e la Valtènesi, ovvero il Mediterraneo sotto le Alpi
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Fabio Volpentesta
- Mar 19 Set 2023
- 9 minute read
L'Azienda biodinamica Sincette, a Polpenazze del Garda (BS), lavora ormai da anni per valorizzare i vini della Valtènesi e, in particolare, il suo vitigno più iconico – il groppello – senza mai perdere però di vista la tutela del territorio e la sua valorizzazione.
Il territorio
Nel 2017, dall’unione delle DOC Garda Classico e Riviera del Garda Bresciano, è nata la DOC Riviera del Garda Classico con inclusione della sottozona Valtènesi, che intende valorizzare un territorio e soprattutto il Chiaretto (diffuso fin dal XVI secolo e conosciuto con il nome “claretto“).
La zona di produzione è localizzata nella provincia di Brescia, sulla sponda occidentale del Benaco, comprendente 30 comuni, tra i quali Moniga del Garda, Desenzano, Padenghe, Polpenazze, Puegnano, Soiano del Lago e Manerba per citarne alcuni; in particolare, la sottozona Valtènesi si estende in un’area più ristretta e centrale che ne abbraccia una quindicina, sia tra i paesi rivieraschi, sia tra quelli presenti sulle morbide colline dell’entroterra.
I vini prodotti prevedono le tipologie Valtènesi rosso (anche Riserva) e Valtènesi Chiaretto, oltre a quelle già espresse dal disciplinare del Riviera del Garda Classico Doc (bianco, rosso, groppello, spumante rosé e spumante di qualità rosé).

Si ipotizza che il nome Valtènesi derivi da Vallis Atheniensis, una zona occupata da coloni ateniesi, esuli al seguito dell’esercito romano; secondo un’altra teoria l’etimologia della parola deriva dall’antica Pieve di Manerba, detta Tenense, e che nel medioevo darà il nome all’intero territorio.
Il suolo è di origine morenica, prevalentemente sabbioso e ciottoloso con una bassa percentuale di argilla; il clima è temperato e sub-mediterraneo, influenzato dall’effetto mitigatore del Garda e dai suoi venti (come l’Ora, con direzione sud-nord) che contribuiscono a una buona sanità delle uve. Questo territorio così unico non è solamente vocato alla viticoltura, ma ospita anche allevamenti di olivi, limoni, cedri, capperi e una diversificata vegetazione.
L’Azienda
In un caldo pomeriggio d’agosto ho appuntamento con Andrea Salvetti, direttore di Sincette, azienda agricola biodinamica, la prima in Lombardia ad aver ottenuto, nel 2011, la certificazione Demeter.
Fin dall’entrata nella splendida tenuta, percorrendo il ciottoloso vialetto, mi immergo in una realtà che colpisce all’istante e mi fa pensare semplicemente a tanta eleganza, ordine, pulizia. Il signor Salvetti mi aspetta sulla porta aperta e mi fa accomodare nella bella sala degustazione, dove sono già sistemati i calici e i vini. Le sue parole nel descrivermi la filosofia produttiva sono vibranti, energiche, quasi emozionanti; ascolto con grande attenzione e curiosità il racconto degli esordi e dei progetti aziendali, a partire dalla ristrutturazione del 1992; è l’anno che segna la svolta dedicata a un più attento rispetto della natura e del paesaggio della Valtènesi.
Sincette nasce nel 1979 a Polpenazze del Garda per volontà di Giovanni Battista Brunori e continuerà il suo cammino grazie ai figli, Ruggero e Paola, moglie di Salvetti; sarà proprio quest’ultimo a dare l’enorme contributo in vigna e in cantina, reimpostando la coltivazione delle viti, riprogrammando le vendemmie e affinando le fermentazioni secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica. Inizialmente, il fondatore chiamerà l’azienda “Cascina La Pertica”; solo undici anni fa è stato cambiato il nome, ispirandosi ai capitelli votivi spesso presenti in alcuni appezzamenti rurali, in dialetto bresciano sincette.

La biodinamica
Mi servo delle parole del direttore per spiegare l’approccio olistico ed etico alla biodinamica: “semplicemente lavorare rispettando i ritmi, i cicli e le forze della natura. Ci ispiriamo a tre principi fondamentali: la liberazione nella terra di materie naturali nutritive necessarie alla pianta, l’inspirazione dall’atmosfera alla terra per mezzo delle piante e il rispetto dell’autoregolamentazione che esiste in tutti gli esseri viventi”.
Seguendo la visione antroposofica (che letteralmente identifica un percorso spirituale e filosofico) del suo fondatore Rudolf Steiner, la biodinamica si basa su un’agricoltura in maggior equilibrio con l’ecosistema terrestre, dove essenziali sono le influenze astrologiche, le fasi lunari, coadiuvate dall’uso di “preparati” ausiliari (a base di letame, erbe officinali o silice).

I preparati
Con un pizzico d’orgoglio Salvetti, durante la visita in cantina e negli spazi antistanti, mi indica un barattolo pieno di quarzo polverizzato (conosciuto come preparato 501 o cornosilice) pronto per essere miscelato con acqua e aggiunto nel dinamizzatore; in seguito, verrà nebulizzato sulle foglie in momenti particolari della giornata e con modalità descritte dal manuale, che mi illustra scrupolosamente soffermandosi sulle pagine relative al calendario dei lavori agricoli, corredate di disegni del lunario e del planetario. Proprio la luna, con le sue diverse fasi, è talmente importante per Sincette da essere rappresentata in maniera stilizzata nel logo aziendale.
Obiettivo di tutto questo è lavorare vigne sane per ottenere vini di qualità e di grande personalità, pura espressione del territorio, senza utilizzare concimi chimici o prodotti fitosanitari di sintesi; con lo stesso spirito, tutte le attività mirano sostanzialmente a tutelare il patrimonio paesaggistico. Si può affermare che Ruggero Brunori e Andrea Salvetti abbiano raccolto l’eredità spirituale di Jacques Mell (pioniere della biodinamica in Francia e fondatore della Bio-Dynamie Conseil) e grazie alla sua consulenza abbiano intrapreso un percorso comune, che li ha portati a diventare vignaioli e ambasciatori della filosofia biodinamica.

Il vigneto
L’Azienda Agricola Sincette può contare su 35 ettari suddivisi in 10ha vitati, 5,5ha allevati a ulivi e 13ha di seminativi; i restanti vengono destinati alla tutela della biodiversità, con accurata attenzione alla rotazione colturale (erba medica, frumento e orzo in particolare). Un aspetto interessante, che il signor Salvetti mi mostra tra i filari, è la grande presenza di inerbimento, molto folto e formato da piante officinale e fiori che richiamano moltissime api; con la pratica del sovescio si procede inizialmente alla loro trinciatura e in seguito all’interramento per arricchire il terreno in modo naturale.
Sono allevati a Guyot semplice e a media densità (6500 ceppi/ha) vitigni unicamente a bacca nera: groppello, marzemino, barbera, merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc. Tra questi certamente il “principe del Garda”, l’autoctono per eccellenza, è il groppello che deve il suo nome al caratteristico grappolo serrato, simile a un nodo, “groppo” nel dialetto locale; è diffuso solamente nella Valtènesi (dove entra nel disciplinare anche del Garda DOC). Sebbene il Registro Nazionale delle Varietà di Vite contempli fin dal 1970 tre biotipi, Santo Stefano, Mocasina e gentile (differenti per le dimensioni dell’acino), solo gli ultimi due partecipano alla composizione dei vini di Sincette.
La degustazione

Riviera del Garda Classico Valtenesi Chiaretto DOC – 2022
Prima di descrivere il vino in degustazione mi preme accennare al tipico Chiaretto (e non chiamatelo rosato!). Il metodo di produzione prende il nome da un senatore veneziano, Pompeo Molmenti, all’epoca sindaco di Moniga del Garda, che a fine Ottocento, dopo diverse trasferte in Francia, metterà a punto una tecnica di vinificazione in rosato del groppello; prenderà spunto dai rosés de saignée (letteralmente vini prodotti tramite “sanguinamento” o salasso), anche se sono presenti alcune variazioni. Chiamata anche “vinificazione con svinatura per alzata di cappello” prevede una pigiatura soffice delle uve e una macerazione delle bucce per poche ore per ottenere il tipico colore, tradizionalmente intenso, che nel tempo è sfumato verso tonalità più delicate; da qui la romantica citazione del vino di una notte. Una parte di mosto prelevato continua poi la fermentazione alcolica.
Il primo vino degustato è prodotto con groppello al 60%, marzemino 20% e barbera 20%; la vinificazione del mosto avviene in tonneau da cinque ettolitri e anfore di terracotta per cinque mesi, senza l’ausilio di lieviti selezionati.
Il colore è un tipico rosa salmone chiaro e al naso si avvertono note intense di fiori secchi, fragoline selvatiche, melagrana e sottobosco; in bocca, il vino ha un discreto corpo e una delicata freschezza. Si avverte una leggera abboccatura che rimanda a un gusto di frutta matura e un finale piacevolmente armonioso.
Mi colpisce il tappo che chiude la bottiglia; Salvetti mi spiega che si tratta di un particolare sughero con aggiunta di un’emulsione di cera d’api e un legante d’origine vegetale, secondo statuto Demeter.
Riviera del Garda Classico Groppello DOC – 2021
La prima fase per questo groppello in purezza, proveniente dai vigneti in località Picedo (con una resa di 70 q/ha), prevede una coltura starter in acciaio e, dopo macerazione di 8/10 giorni, il travaso in anfora di terracotta e cemento a temperatura controllata, dove termina la fermentazione in modo lento e naturale. Prima dell’imbottigliamento passano altri tre o quattro mesi di affinamento.
All’esame visivo spicca una tonalità intensa rosso rubino con sfumature porpora poco trasparente (caratteristica tipica del vitigno povero di antociani); i primi termini che mi vengono in mente portando il calice al naso sono pulizia e finezza. I profumi rievocano sentori di petali di rosa, un pot-pourri di fiori secchi, frutta rossa sotto spirito, spezie nere; al palato, l’attacco è rotondo evidenziando una bella verve acida e una piacevole percezione tannica, un titolo alcolometrico di 13% in volume ben equilibrato e una decisa persistenza.

Dinamico – Benaco bresciano rosso IGT – 2020
Questo vino è l’ultimo nato in casa Sincette e la sua “mission” è quella di rimarcare le potenzialità dell’agricoltura biodinamica del territorio, senza necessariamente seguire i dettami del Consorzio. Anche per questo prodotto le uve (marzemino al 50%, groppello 25%, barbera 25%) vengono vendemmiate manualmente, tra la prima e l’ultima decade di settembre; dopo circa 14 giorni di macerazione il mosto termina la fermentazione in tini tronco conici dove avviene anche la fermentazione malolattica in modo spontaneo.
Il colore rubino con venature violacee ha una buona intensità; la carica olfattiva è decisamente percettibile e le note odorose svelano piacevoli nuance di macchia mediterranea, erbe officinali (come genziana e rabarbaro), frutti di bosco selvatici e ancora un sottofondo balsamico. Il sorso è piacevolmente lungo, con un impatto morbido e un tannino presente, ma ben modellato; le sensazioni retro-olfattive lasciano pulita la bocca con un gradevole ricordo di radice di liquirizia.
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