• Mar 05 Dic 2023

Intervista con Isabella Pellizzati Perego: Ar.Pe.Pe. la Valtellina e il nebbiolo

Isabella, Emanuele, Guido e Ar.Pe.Pe.: ecco i quattro figli che Arturo Pellizzati Perego ha lasciato alla Valtellina, nel corso di una vita dedicata alla sua terra e al vino. Tre ragazzi e una cantina che stanno raccogliendo, con l’aiuto insostituibile della mamma, successi nazionali e internazionali e, cosa a mio avviso molto più importante, stanno rilanciando, in perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, il nome della Valtellina – e della Chiavennasca – nel panorama enoico internazionale.

Incontriamo Isabella, recentemente divenuta consigliere della “Fondazione ProVinea”, nella sua cantina, in una splendida giornata di inizio settembre: ecco alcune sue – e nostre – riflessioni su passato, presente e futuro della viticoltura in questa aspra – ma incantata porzione – delle Alpi.

Isabella, insieme ai suoi due fratelli, Lei è la titolare dell’Azienda Vitivinicola Ar.Pe.Pe. di Sondrio: potrebbe inquadrarci lo stato attuale della viticoltura in Valtellina?

La Valtellina sta vivendo in questi ultimi anni una nuova fase in cui alcuni piccoli viticoltori, che speriamo siano sempre più numerosi, stanno arrivando a produrre la propria bottiglia e ad affacciarsi sul mercato. Tutto questo crediamo sia molto positivo per una zona vitivinicola e contribuisca ad aumentarne l’interesse e la visibilità. Tuttavia non bisogna dimenticare che in Valtellina oggi sono rimasti soltanto 800 ha vitati terrazzati, rispetto ai 5000 di inizio ‘900, quindi è fondamentale per noi produttori tutelare questo immenso tesoro per le generazioni future e riuscire ad inserirlo nel Patrimonio Unesco.

Quali sono, a suo avviso, gli interventi pubblici più urgenti per tutelare il patrimonio viticolo della provincia di Sondrio?

Sicuramente è necessario intervenire per aiutare economicamente la ricostruzione dei muretti a secco in caso di calamità: non dimentichiamo che ad oggi tale costo di manutenzione del territorio è totalmente a carico del proprietario della singola vigna, ma bisogna arrivare a svincolare tale intervento strutturale dalla produzione viticola. Non dimentichiamo che ancora oggi il 70% dei vigneti in Valtellina appartiene a piccoli viticoltori, spesso anziani, che in caso di danni di questo tipo difficilmente possono trovare le risorse per ricostruire il vigneto, da qui il continuo rischio di abbandono.

La legge sulle Denominazioni di Origine ha compiuto 50 anni: secondo la sua esperienza potrebbero essere necessarie riforme a quest’istituto, così importante per il comparto vitivinicolo italiano?

Sicuramente le Denominazioni di Origine hanno fatto molto per la tutela del territorio viticolo italiano, tuttavia credo sia necessario ampliare oggi lo sguardo in ambito Europeo per unirsi maggiormente ad altri Paesi, come la Francia, ed arrivare a salvaguardare al meglio tutto questo. Altrimenti finiranno per prevalere, anche in ambito UE, logiche multinazionali soltanto commerciali, svincolate da ogni salvaguardia del territorio.

Il grande sviluppo industriale del fondovalle, anche a seguito dei finanziamenti della Legge Valtellina, ha profondamente mutato il paesaggio e l’ambiente di bassa quota: per un’attività come la Vostra, che vive anche di turismo culturale, quali gli effetti di questi cambiamenti?

Sicuramente lo sviluppo industriale indiscriminato e privo di un’attenzione estetica del fondovalle ha danneggiato l’immagine della Valtellina nel suo complesso. Tuttavia pensiamo si debba guardare oltre, spostando lo sguardo a quote altimetriche più elevate dove la viticoltura e la natura incontaminata prevalgono.

Il riscaldamento globale che, a prescindere dalle cause è ormai una realtà, sta incidendo, per quanto oggetto della sua esperienza, sulla fenologia e sul profilo gusto-olfattivo della chiavennasca e dei vini da essa ottenuti?

Il riscaldamento globale non ha ancora influito in modo determinante sull’anticipo della maturazione e della vendemmia, per fortuna. Ci preoccupa invece maggiormente il cambiamento meteorologico che sta portando ogni tanto, anche in Valtellina, pioggia quasi “monsonica” che in poche ore raggiunge livelli di settimane o mesi e mette a dura prova la stabilità dei muretti a secco.

Quali, in base alle sue valutazioni, i possibili benefici derivanti dalla possibile futura dichiarazione dei vigneti terrazzati del versante retico della Valtellina come patrimonio mondiale dell’UNESCO?

Sicuramente porterà una maggior tutela e salvaguardia del territorio per le generazioni future, oltre ad un turismo nazionale ed internazionale più attento a questi valori.

Agricoltura e tutela ambientale: due aspetti spesso in contrasto ma entrambi fondamentali per il nostro Paese: quali, a suo avviso, le strade per un approccio unitario alla gestione del territorio?

Sono tutti aspetti che vanno visti con uno sguardo più ampio, legato anche al turismo e al futuro di un territorio. Crediamo non sia necessario inventare nulla in questo ambito, ma ci si debba ispirare a quanto già realizzato con successo da altri Paesi nostri confinanti.

Quali, secondo lei, le prospettive per i vini di Valtellina in Italia e nel mondo?

Crediamo che il potenziale del vino di Valtellina sia ancora sconosciuto al grande pubblico. Il nostro Nebbiolo di montagna presenta alcune caratteristiche, quali freschezza, mineralità e grande facilità di beva, tali da renderlo particolarmente interessante per molti consumatori, soprattutto per la facilità di abbinamento ai cibi. Quindi stiamo lavorando per farlo conoscere ed apprezzare sempre di più in tutto il mondo.

Ar.Pe.Pe
Via Buon Consiglio, 4
23100 Sondrio, Italy
Tel +39.0342.214120
info@arpepe.com
http://www.arpepe.com

Read Previous

I Dodici vini di Natale – giorno 10

Read Next

Il profumo della grappa