Intervista a Innocente Nardi, presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G.
Amato o odiato, il prosecco, in tutte le sue diverse declinazioni territoriali o produttive, suscita sempre accesi dibattiti tra i sostenitori della sua piacevolezza, della sua importanza economica e del fascino di alcuni suoi territori di produzione e i suoi detrattori, che lo criticano a causa della qualità a loro avviso non sempre all’altezza, per il grande impatto ambientale dei suoi vigneti e per il suo utilizzo spesso collegato a usi non proprio nobili del prodotto stesso, ad esempio lo spritz.
Avendo avuto la possibilità, grazie all’aiuto dell’amico viticoltore Marco Merotto, di intervistare di persona Innocente Nardi, presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg nonché produttore egli stesso, cogliamo immediatamente l’occasione per approfondire insieme a lui alcuni aspetti del presente e del futuro di questo vino che, con tutte le sue luci e le sue ombre, è uno dei grandi rappresentanti del comparto vitivinicolo italiano nel mondo.
Presidente, quali prospettive di sviluppo vede il Consorzio nel possibile inserimento delle colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene tra i Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO?
Il Consorzio e i suoi soci produttori sono coscienti della necessità di far conoscere al meglio il proprio territorio sia in Italia sia all’estero. In particolare, siamo convinti che ciò che contraddistingue veramente la nostra realtà siano i tre seguenti elementi fondanti: la sua storia, le sue colline e le sue persone. In questo momento al primo posto deve essere messo il territorio che deve comunicare l’immagine di territorio curato, in equilibrio con l’ambiente e con la comunità che lo lavora.
Il percorso sarà ancora lungo; attualmente è stato costituito il Comitato Promotore che coinvolge il Consorzio stesso, la Camera di Commercio, la Provincia di Treviso e Amministrazioni Comunali coinvolte dal progetto. Compito principale del Comitato è quello di realizzare un “dossier candidatura”, che contenga che evidenzi le unicità paesaggistiche e culturali della zona, e un “dossier di gestione”, che indichi le future linee di gestione.
La candidatura è principalmente volta a valorizzare il rapporto tra uomo e viticoltura e non comprenderà l’intera superficie della Docg. I nostri soci hanno comunque ben presente che, alla luce di quanto appena detto, dovranno essere fatte delle scelte nel senso della sostenibilità ambientale e che tali scelte, che probabilmente richiederanno alcuni sacrifici da parte di tutti, avranno ricadute di grande valore per il nostro Consorzio.
Quali le sinergie e quali i possibili conflitti fra Docg Conegliano e Valdobbiadene e la Doc Prosecco?
In realtà i due consorzi stanno già attivamente collaborando, anche se ci sono sempre degli oltranzisti. È importante che si lavori sulla conoscenza del mondo prosecco nella sua totalità per evidenziarne, in tal modo, le caratteristiche e le tipicità. Inoltre, il Consorzio Docg Conegliano e Valdobbiadene sta promuovendo le tipologie più secche come utilizzabili a tutto pasto, sdoganandole così dal solo utilizzo come aperitivo.
È inoltre fondamentale collaborare sulle regole: difesa del nome, presentazione del prodotto da parte degli operatori (evitando, ad esempio, che venga proposto il “prosecchino” senza nessun ulteriore riferimento alla denominazione; stiamo anche valutando la possibilità di costituire una società comune tra i tre consorzi per non disperdere le energie nel perseguire questi obiettivi.
Quale a suo avviso il futuro dei prosecchi “col fondo”?
Prima della nascita del “fenomeno prosecco”, il prosecco si faceva col fondo. Per valorizzare questa tipologia – senza però creare confusione nei consumatori – stiamo pensando a modifiche del disciplinare e, in particolare, stiamo valutando la possibilità di eliminare la tipologia frizzante (5.000.000 di bottiglie su un totale di 68.000.000).
L’obiettivo del Consorzio è di valorizzare il “colfondo”, nell’ottica di un’enologia più moderna, ottenendo una qualità più costante e mantenendo inalterate le caratteristiche produttive e organolettiche fondamentali. Vogliamo favorire la conoscenza di questo prodotto, finora in gran parte destinato al mercato locale, anche al di fuori della nostra Provincia.
Il disciplinare del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg prevede l’utilizzo di antichi vitigni autoctoni (Bianchetta trevigiana, Glera lunga, Perera, Verdiso): quanto sono utilizzati e che importanza possono avere nel mantenimento della tipicità del vostro Prosecco?
Il loro uso è sicuramente importante ma ancora più importante è la diversità clonale della Glera. In tal senso, con l’Università di Padova e la Scuola Enologica di Conegliano, stiamo conducendo un progetto di mantenimento della diversità genetica del germoplasma locale. Sono stati analizzati più di 10.000 ceppi aventi più di 40 anni età al fine di evidenziare i cloni presenti sia di Glera stessa sia degli altri autoctoni. Con le marze ottenute dai ceppi selezionati, sono state ottenute le barbatelle di tutti i cloni rinvenuti.
Le aree con la maggiore diversità genetica sono risultate essere quelle più acclivi comprese tra Tarzo e Valdobbiadene; in queste aree, infatti, non sono stati generalmente compiuti espianti totali dei vecchi vigneti ma, data la pendenza dei versanti, è stato effettuato solo il rimpiazzo delle fallanze. In tal modo, si sono meglio preservati sia gli antichi vitigni sia la loro diversità clonale.
Nel prossimo futuro, stiamo pensando di autorizzare un maggiore utilizzo di queste uve per la produzione del nostro Prosecco, al fine di aumentarne la diversità, evitandone così un’eccessiva standardizzazione; tutto ciò dovrà però essere compiuto nel rispetto delle sue caratteristiche organolettiche fondamentali. Inoltre, stiamo approfondendo anche la biodiversità delle piante spontanee: al progetto hanno aderito 26 aziende e, finora, sono state identificate circa 200 specie.
Siamo infatti convinti che la presenza di numerose specie selvatiche sia indice di un ambiente più sano che non potrà non avere ricadute positive, oltre che sulla salute dei cittadini, anche sulla qualità del prodotto finito. A questo scopo, abbiamo appena introdotto nuovo protocollo viticolo che elimina l’utilizzo di alcune molecole, ritenute di particolare impatto ambientale.
Ovviamente, per fare ciò deve essere fornita una valida guida tecnica ai viticultori per assisterli nella prima fase di applicazione delle nuove regole. Si deve arrivare a valorizzare un’uva di qualità e salubre anche dal punto di vista economico, per aiutare i produttori virtuosi. Sarebbe di fondamentale importanza anche intervenire su chi produce le molecole e su chi le autorizza a livello ministeriale, per incentivare nuovi prodotti più rispettosi di salute e ambiente.