Figli del Monferrato: il Nizza Docg nelle parole del Presidente Gianluca Morino
Siamo nel secolo dell’immagine, dell’omologazione, del nulla per il tutto: nonostante ciò esistono, fortunatamente, piccole – ma solide – nicchie di resistenza, che lavorano per traghettare il meglio del nostro passato nel terzo millennio, preservandone l’identità pur cercando di migliorarne, quando opportuno, le caratteristiche.
Ritengo che la storia del Nizza Docg sia un bell’esempio di questo modo di approcciarsi al futuro e alle nuove sfide che quest’ultimo pone alla nostra società.
Ecco quindi di seguito il racconto di un viaggio e di un territorio – quello del Nizza per l’appunto – nelle parole di uno dei suoi massimi protagonisti, Gianluca Morino, produttore e Presidente dell’Associazione Produttori del Nizza.
Il Nizza è recentemente divenuta una Docg indipendente: quali saranno i punti salienti del suo Disciplinare di produzione? Cosa cambierà rispetto alla precedente denominazione Barbera d’Asti Docg sottozona Nizza?
Il Nizza ha recentemente ricevuto il riconoscimento del proprio disciplinare, che sarà la sua vera carta d’identità.
Cambieranno molte cose dal passaggio da Barbera d’Asti Superiore Nizza Docg a Nizza Docg.
La prima è nel nome: semplicemente “Nizza” perché è il nome del territorio che vogliamo promuovere e tutelare attraverso il vino stesso.
La seconda cosa importante sarà il 100% Barbera anche se è da sempre uno dei paletti interni dell’Associazione Produttori del Nizza, che fin dal 2000 hanno prodotto i propri Nizza solo con Barbera.
Poi ci sarà la possibilità di rivendicare il Nizza Riserva per un Nizza che affina almeno 30 mesi di cui minimo 12 in legno. Riserva è stato introdotta perché mette il puntino sul grande potenziale evolutivo dei Nizza e raggruppa la gran parte dei Nizza che sono già in commercio.
La quarta cosa che differenzia il nuovo disciplinare è l’essere il primo vino italiano nel quale non si possono aggiungere né MCR né zucchero d’uva per l’aumento della gradazione alcolometrica del vino.
Per produrre un eccellente Nizza serve una buona maturazione della Barbera al fine di avere un naturale equilibrio tra acidità e corpo, caratteristica non migliorabile con il solo aumento della gradazione alcolica.
La Barbera è stata oggetto negli ultimi decenni di un lungo e meritato percorso che l’ha condotta di diritto tra i vitigni protagonisti del panorama enologico italiano e internazionale: quali sono, a suo avviso, le caratteristiche del Nizza Docg – e del suo territorio di produzione – che lo differenziano dalle altre Docg piemontesi dedicate a questo vitigno?
Nizza è la culla d’elezione del vitigno Barbera ed era già cosa nota 50/60 anni fa quando la Barbera veniva quasi interamente venduta sfusa. Esisteva già la Barbera di Nizza come vino di maggiore espressività, concentrazione e longevità.
Nizza è il connubio tra territorio vocato, clima ed il suo vitigno principe.
Il clima è tra i più favorevoli essendo zona poco piovosa e molto ventilata anche in estate.
Il terreno è un mix di marne di origini diverse con un buon bilancio tra dotazione organica e minerali disponibili. Sono terreni profondi, senza scheletro in superficie e ben drenanti.
Tutte caratteristiche perfette per la Barbera.
L’areale di coltivazione è tra i 120m ed i 350m di quota quindi senza punte altimetriche eccessive che potrebbero limitare troppo la maturazione specie nelle annate più fresche.
Nelle intenzioni sue e dell’Associazione Produttori del Nizza da lei presieduta, quali ritiene saranno gli aspetti fondanti per comunicare agli enoappassionati italiani e stranieri le principali caratteristiche del Nizza Docg?
Il principale aspetto di comunicazione sarà proprio il nome:
Nizza Docg perché finalmente una Barbera darà origine ad un vino territoriale come sua massima espressione. La Barbera ha, infatti, la giusta sensibilità per raccontare il territorio attraverso tutte le sue variabilità.
il fatto di avere lavorato tanti anni per avere una serie di Nizza (39 quelli dell’Associazione Produttori del Nizza) di ottima fattura e con grande somiglianza pur prevenendo da vigne e cantine diverse.
avere allevato e cresciuto un gruppo di produttori molto coesi ed uniti sul progetto Nizza e che, pian pianino, stanno diventando più aperti all’innovazione ed ai mercati esteri.
Secondo me gli altri aspetti – tipo 100% barbera, no aumento alcool e le rese – devono rimanere relegati ad aspetti, certamente importanti, ma di mero interesse tecnico.
Non vedrei in quegli aspetti le fondamenta per la comunicazione.
Alla luce della sua esperienza quali vantaggi potrà portare ai produttori e ai consumatori la nascita del Nizza Docg?
La riconoscibilità e la possibilità di essere velocemente localizzati quando si parlerà di Nizza, se riusciremo a fare un buon lavoro in questa direzione.
Non saremo più una delle Barbera ma LA Barbera per eccellenza.
Quindi senza tutti i preconcetti di prezzo e qualità che ancora sono molto forti su alcuni mercati.
Quali pensa saranno i mercati che potranno mostrare il maggiore interesse per questa importante espressione della Barbera?
Gli stessi dove già siamo molto presenti e che, in un certo senso, già conoscono e consumano il Nizza: USA, Canada, Giappone, Svizzera, Germania, Belgio, Danimarca, Olanda, Estonia ed i mercati del nord Europa.
La ristorazione piemontese è, secondo la mia esperienza, una delle più attente nel proporre i vini del proprio territorio: condivide questa mia impressione? Il Consorzio del Nizza come intende procedere per stringere maggiormente questo fondamentale sodalizio?
Concordo in pieno, tanto che la ristorazione è uno tra i soggetti principali del consumo del Nizza che per il 50% avviene in Piemonte.
È una ristorazione di qualità e con estrema professionalità. Da tanti anni sostiene la Barbera anche per essere il vino più facile da abbinare ai piatti locali. I ristoratori acquistavano i nostri vini già primi di chiamarsi Nizza e con loro vogliamo lavorare e collaborare molto. Proprio sulla base di queste riflessioni, nacque 3 anni fa #orizzonteNizzainTour un evento che ci consente di avvicinare i produttori ai consumatori presso i ristoranti nostri collaboratori. quattro vini e quattro piatti che vengono abbinati alla presenza del produttore che in sala parla del proprio vino, della propria azienda e, di conseguenza, di sé stesso.
La burocrazia è generalmente considerata una delle cause più importanti dell’attuale crisi economica: come Presidente dell’Associazione Produttori del Nizza, quali sono gli aspetti che maggiormente ritiene dovrebbero venire resi più agili ed efficaci?
La burocrazia assorbe ormai più del 40% del tempo di un produttore. È troppo. Con la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, di cui molti nostri soci fanno parte, si sta cercando la strada di una semplificazione senza al contempo intaccare i piani dei controlli e della tracciabilità. La tenuta dei registri e le tempistiche della compilazione degli stessi in funzione delle operazione di cantina è la nota dolente per il piccolo e medio produttore, specialmente durante la vendemmia. Bisognerebbe cercare di agevolare chi vuole lavorare e che, come buon imprenditore, paga regolarmente tasse e stipendi ai propri dipendenti.
Il Piemonte meridionale ha sofferto negli ultimi anni gli effetti della flavescenza dorata: attualmente, qual è la situazione a riguardo e quali le strade che pensate essere più promettenti per combattere la malattia?
La situazione Flavescenza dorata in Piemonte è gravissima. Stiamo perdendo superficie vitata a causa di questo flagello. E nessuno, in Piemonte, ha fatto qualcosa di concreto negli ultimi 20 anni.
Le altre Regioni hanno fatto e, in molti casi, si vedono gli effetti della regressione della malattia. Noi qui non vogliamo combattere gli incolti e nemmeno togliere le viti malate, per cui è ovvio che non debelleremo mai la malattia.
La strategia regionale attraverso il Servizio Fitosanitario Regionale è stata quella di conservare i focolai infetti e di conservare i vigneti infetti. Sapete che in Piemonte è solo obbligatorio “togliere i tralci che manifestano la malattia”? Curioso vero?
Ci sono troppi interessi dietro alla vicenda per cui non si è mai attuata una vera e concreta strategia di lotta alla Flavescenza dorata.