• Dom 16 Feb 2025

Donnas, il Picotendro e le rocce: il coraggio dell’Azienda Selve

A queste voci Polifemo in rabbia
Montò più alta, e con istrana possa
Scagliò d’un monte la divelta cima,
Che davanti alla prua caddemi…
(Odissea – Libro IX Traduzione di Ippolito Pindemonte, 1822)

“Sassi che il mare ha consumato sono le mie parole d’amore per te” (da Sassi di Gino Paoli). I sassi da cui nascono questi vini non sono consumati dal mare – è vero – bensì dal ghiaccio e dalle migliaia di mani che nei secoli hanno plasmato uno dei paesaggi vitivinicoli più incredibili che abbia mai avuto la fortuna di visitare. Questi sassi sono comunque parole di amore: amore per il vino, innanzitutto, ma anche amore per la terra, per le tradizioni e per il Picotendro.

Il Picotendro, ovvero il Nebbiolo come viene chiamato in Valle d’Aosta, è presente in bassa Valle quasi certamente dall’età medioevale. Ai secoli XI-XIII risalgono, infatti, i vigneti del “Donnas” che erano stati, già in quei secoli lontani, analizzati nel loro bilancio economico e nelle quantità prodotte.

In senso moderno, questo vitigno, di provenienza piemontese, risulta essere stato citato ufficialmente per la prima volta da Gatta nel 1838 all’interno della prima ampelografia riguardante la Vallée (Saggio sulle viti e sui vini della Valle d’Aosta); nel 1877, fu ancora riportato da un Anonimo nel Bollettino Ampelografico del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio per numerose località fra Pont St. Martin e Villeneuve. Attualmente, è ancora diffuso – nonostante la drammatica riduzione di estensione subita dai vigneti valdostani – nelle aree corrispondenti alle menzioni geografiche Donnas e Arnad-Montjovet della Doc Valle d’Aosta. È, infatti, necessario ricordare che la viticoltura valdostana – la cui tradizione vanta molti millenni di storia – sul finire del XIX secolo era sviluppata su di una superficie di ben 3000-4000ha mentre nel 2001 si era ridotta a solo 150ha (per approfondimenti sulla storia della viticoltura in provincia di Aosta è possibile consultare questo mio precedente articolo).

Donnas: vino, clima e territorio

Donnas (AO) è un paese di circa di 2700 abitanti a meno di 3km dal confine col Piemonte situato in sponda sinistra della Dora Baltea ad una quota di poco superiore ai 300m s.l.m.. I vigneti, in prevalenza di Nebbiolo, sono impiantati a 350-600m di quota in sinistra idrografica, su versanti esposti a sud o sud-ovest. Il terreno è particolarmente accidentato, spesso interrotto dalla presenza di numerosi massi franati e i versanti, con pendenze generalmente superiori ai 40°, sono caratterizzati da imponenti coste rocciose costituite da gneiss e micascisti ricchi in mica bianca e quarzo. Il suolo, frequentemente di spessore inferiore al metro, è ricco di humus e con scheletro ad elementi centimetrici di micascisto.

Il clima di Donnas, influenzato dalla relativa vicinanza alla pianura padana, è caratterizzato da una temperatura media annua di 13°C con una piovosità annua di 1100mm e un’escursione termica a Settembre ed Ottobre di 8°C (dati 1994-2004).

I versanti sono percorsi da terrazzamenti vitati e sostenuti da una fitta rete di muretti a secco. Le vigne, condotte a pergola alta valdostana, sono sorrette da pilastri tronco-conici in pietra o calcestruzzo.

Azienda Selve: col Picotendro nel cuore

Tre persone, tre cuori, sei mani: ecco la tecnologia impiegata da Rolando Nicco, la moglie Bruna Merlet e il figlio Jean Louis nella produzione delle loro 4500 bottiglie di Picotendro che rappresentano l’intera produzione aziendale proveniente da 1,2ha di vigne suddivise in cinque cru e le cui uve sono raccolte, vinificate e imbottigliate separatamente.

Le loro uve, inoltre, danno vita a due linee separate di cui una – denominata Pantheon – è pensata per un lungo invecchiamento; in ultimo, è necessario ricordare la scelta di realizzare due ulteriori linee separate di invecchiamento in tonneaux di rovere o castagno riconoscibili per il colore delle scritte in etichetta, rispettivamente in grigio e in rosso. Le bottiglie così ottenute rappresentano un qualcosa di praticamente irripetibile perché ogni annata e ogni vigna difficilmente potranno dare vita ad un prodotto replicabile. L’Azienda Selve, nata nel 1948, imbottiglia e commercializza il proprio vino dal 2001 e pratica una viticoltura rispettosa dell’ambiente effettuando un solo trattamento con molecole di sintesi e utilizzando, per il resto, le minime quantità possibili di zolfo e rame. In cantina, la fermentazione si svolge per mezzo dei lieviti autoctoni e l’imbottigliamento, effettuato seguendo – come da tradizione – le fasi lunari, avviene senza l’aggiunta di solfiti. Le bottiglie riposano poi in grotta fino al momento della loro commercializzazione.

La vendita avviene prevalentemente in cantina anche se è possibile acquistare on line dal sito aziendale; una parte delle bottiglie è riservata all’alta ristorazione.

Az. Selve – Picotendro Etichetta rossa – Vigna Minin-Rijen – Vino rosso – 2010 – L. 244/12

Austero, affascinante, riservato: così sa essere un grande nebbiolo; a questi aspetti si aggiunge una sorta di timidezza, di pudore nel manifestarsi tipico dei nebbiolo del nord, che dalla Val d’Aosta giungono in Valtellina attraverso la porzione pedemontana e collinare delle province di Torino, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli e Novara.

Ecco quindi che il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere questo Nebbiolo è: tipico. Tipico in tutti suoi aspetti migliori, in quelle caratteristiche che lo hanno reso padre nobile di tanti grandi vini. Nel bicchiere si presenta, infatti, di un luminoso color rubino, appena scaldato dai primi riflessi granato, e non particolarmente intenso. Al naso, a bicchiere fermo, emerge tutta la sua succitata timidezza, una sorta di ombra olfattiva lanciata oltre l’orlo del bicchiere, che ci permette di entrare in contatto con il vino poco alla volta, con rispetto, curiosità e grandi aspettative.

Una lieve rotazione, come una parola di incoraggiamento, e il Picotendro si concede a noi rivelando immediatamente grandi finezza e complessità. Un perfetto insieme di frutti scuri – dal quale emergono note di ciliegia matura, mora, prugna disidratata, cassis e mirtillo nero – è arricchito da sentori di fiori rossi essiccati. A seguire, in virtù del benefico effetto del tempo, ecco che il bouquet si completa di sensazioni di liquirizia, polvere di caffè, cuoio, pepe nero, eucaliptolo e, a ricordarci i costoni rocciosi di Donnas dove tutto ha avuto inizio, lievi – ma eleganti – note minerali di grafite. In bocca è ampio, succoso e compatto nonché capace di coniugare intensità e finezza; il corpo avvolge perfettamente l’alcol in un tutto unitario di grande armonia sorretto da una corretta freschezza e da una struttura tannica avvolgente, setosa e priva della benché minima connotazione amara; la persistenza, superando certamente gli 8 secondi, certo non delude.

Degustazione del 21 giugno 2015

Az. Selve – Picotendro Etichetta grigia – Vigna Runc – Vino rosso – 2010 – L. 282/13

A denotare l’importanza del terroir e del corretto uso del legno, questo Nebbiolo – proveniente da una diversa vigna e invecchiato in rovere anziché in castagno – si presenta come un fratello del precedente. Un fratello, non un gemello: simile eppur differente, capace di riunire in sé i fondamentali tratti comuni – quali finezza, complessità e “timidezza” – ad altri più personali che lo rendono unico e riconoscibile. Il colore, sempre assolutamente corretto e accattivante, si caratterizza per un aspetto leggermente più evoluto, rivelandosi già granato con riflessi rubino. Ad una differenza segue ora un tratto comune: il naso è, infatti, giocato decisamente – e correttamente – molto più sulla finezza che non sull’intensità.

I vini di montagna sono come le persone che li producono: ospitali ma riservati, generosi ma diffidenti e col tempo sanno regalare il loro meglio a chi li vuole apprezzare. Ecco allora levarsi dal bicchiere un insieme di profumi di piccoli frutti rossi maturi – su tutti fragola e lampone – intrecciati a sentori di prugna disidratata, mora e potpourri di fiori rossi. È questo il momento nel quale il carattere di questo Picotendro emerge a differenziarlo dal fratello degustato in precedenza. Il Vigna Runc offre un insieme di note amaricanti di chinotto e tamarindo pronte a lasciare spazio a sentori più dolci di scorza d’arancia candita. Trascorrono altri minuti e altri profumi si propongono ai nostri sensi: sentori dolci di caramella Rossana rincorrono – e sono a loro volta rincorsi – da sensazioni di cioccolato bianco e polvere di caffè.

In bocca stupisce la piacevolezza della beva, ottenuta grazie al funambolico equilibrio tra struttura, calore e intensità e tannini dolci, avvolgenti e gradevoli, pur nella loro tangibile evidenza; come per il fratello, la persistenza merita una menzione d’onore.

Degustazione del 11 luglio 2015

Az. Vitivinicola Selve
Via Selve, 19
11020 Donnas (AO)
info@selvepicotendro.bio
www.selvepicotendro.bio

Read Previous

L’Argine di Vencò e Antonia Klugmann: la cucina di confine

Read Next

Il Poggio, il Gavi e le Donne del Vino