• Lun 02 Ott 2023

Sodaccio di Montevertine 1997

Ricordi appena nati bussano alle porte della mente, vogliono uscire e consumarsi in fretta, come se il piacere di quell’incontro dovesse essere presto nascosto dietro un velo di silenzio. Si chiama Sodaccio di Montevertine, fratello minore, ma non troppo a mio parere, di quel Pergole Torte, vino emblema del territorio di Radda in Chianti nella Toscana italiana. Prima vendemmia 1981. Storia narra che il Sodaccio sia un tentativo di Martino Manetti di mettere in bottiglia quel concetto di “cru”, in cui si è soliti identificare la punta più alta della qualità enologica, su commissione della celebre enoteca Pinchiorri (per loro esclusive le annate ’81 e ’82, le rimanenti sono state messe in commercio).

Una sola vigna di 1,5 ettari piantata nel 1972, esposta a sud-sud/est ad una altezza tra 380 e 420 slm, su terreno calcareo, duro e sassoso, a confine con la storica vigna proprio del Pergole Torte. Un vino che vede solo 12 primavere fino al 1998, anno in cui la vigna è stata estirpata poiché distrutta dal mal dell’esca, oggi reimpiantata a sangiovese destinato al Pergole Torte.

L’uvaggio prevedeva sangiovese per l’85% e canaiolo per il restante 15%, fermentazione e malolattica in cemento, affinamento per 2 anni in botti da 8, 10 e 12 hl. Produzione intorno alle 10/12.000 bt per annata. Oggi da collezione. La monocromia rubino, di suggestivi riflessi di luce, scivola ad ogni movimento tra pennellate granato e amaranto fino a spegnersi in un rosso carminio.

Cerca e troverai profumi che vanno oltre le sobrie e misurate note di terra e ferro, di viola macerata e scorza d’arancia essiccata, di brodo e di sangue; c’è quella nota che lo lega al territorio, forse quella menta romana che cresce copiosa nella campagne raddesi. In bocca godrai dell’avvolgenza e della larghezza gustativa, della maturità e del calore dell’annata, dell’acidità rinfrescante che dinamizza il gioco, del tannino affilato e di un finale pulito e gustoso che verticalizza il piacere.

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