• Lun 04 Dic 2023

La terra è bassa: intervista ad Angelo Gaja

Ho sentito parlare dal vivo Angelo Gaja per la prima volta a Torino il 27 maggio durante una sua Lectio magistralis al Politecnico di Torino, durante la quale venivano presentati i risultati di una sperimentazione condotta presso la Sua Azienda per mettere a punto un sistema di monitoraggio tramite wi-fi dello stato sanitario dei vigneti al fine di ridurre i trattamenti intervenendo con tempestività solo se e quando necessario (http://www.ixem.polito.it/index_e.htm). Sono rimasto incantato da lui almeno quanto lo sono dai suoi vini. Chiaro, diretto, schietto, profondamente innamorato della sua terra e del suo essere Contadino (la maiuscola è d’obbligo per lui e per tutti colori i quali svolgono questo lavoro con serietà, onestà e passione). Ha letto Cesare Pavese, ha parlato di ambiente e di politica, dell’antica passione per il gioco della gente di Langa e della loro fattiva concretezza. È stato lì, durante la questa sua lezione, che ho iniziato a immaginare questa intervista e a pensare a cosa avrei potuto domandagli. Questa idea è si è concretizzare nell’intervista di seguito pubblicata, un’intervista a un vignaiolo, a un imprenditore ma, soprattutto, a un uomo di Langa.

Gent.mo Dott. Gaja, la politica e la società italiana hanno sempre pensato alla tutela ambientale come ad un lusso che il nostro Paese, in crisi permanente e continua, non può certo permettersi: quale il suo punto di vista a riguardo e come vedrebbe – anche nell’attuale fase economica – investimenti pubblici consistenti in questo settore?

Le priorità sulle quali il parlamento italiano decide sono sempre altre, occorre fare crescere la cultura della tutela dell’ambiente facendo leva sui giovani: non solo quelli di città che vogliono godere dell’ambiente, ma anche degli agricoltori ai quali viene chiesto di inserire la tutela dell’ambiente nei compiti delle loro attività.

Le Langhe sono una delle mete principali dei wine and food lovers mondiali: ritiene possibile integrare l’enoturismo con il turismo naturalistico, settore attualmente in forte crescita?

Per il turismo eno-gastronomico delle Langhe del vino coltivo un sogno improbabile: l’introduzione del numero chiuso (è ovviamente una provocazione. Il mantra del boom turistico da celebrare ogni anno che viene, l’euforia per il turismo che DEVE crescere, sono anche vaga minaccia di sottrazione più che di arricchimento dell’ambiente). Il sogno che le Langhe del vino ospitino principalmente soggetti armati di passione e di interessi, (non vuol dire affatto che debbano anche avere il portafogli gonfio) limitando l’accesso ai “turisti per caso” (per lo meno evitare di andarli a cercare). Integrare? Mescolare? Meglio non fare confusione. Il naturalismo è privilegio dell’alta Langa (le due capitali, CORTEMILIA e CEVA) e della magica Langa astigiana, assai meno contaminate.

Quali sarebbero, a suo avviso, le strade da percorrere per riunire sotto la bandiera dello sviluppo sostenibile tutte le diverse componenti che, a vario titolo, dipendono dall’ambiente (agricoltori, operatori turistici, associazioni ambientaliste)?

Individuare gli esempi virtuosi di interventi costruttivi/colturali/paesaggistici operati negli ultimi venti anni e darne il giusto risalto: al fine di avviare la competizione tra operatori agricoli e turistici nella direzione di comportamenti più rispettosi dell’ambiente. È anche una questione di informazione e di educazione rivolte ai giovani connessi con la rete. È troppo facile sottolineare sempre e soltanto quanto è stato costruito di brutto ed accusare i geometri di ogni malefatta.

La viticoltura italiana ha conosciuto negli ultimi decenni una presa di coscienza riguardante la necessità di sviluppare tecniche che diano uve di qualità abbinate a un ridotto impatto ambientale: secondo lei, quali aspetti potranno essere ulteriormente migliorati in tal senso nei prossimi anni?

Significa produrre meno e meglio, inevitabilmente con costi più elevati. Occorre che i produttori lavorino congiuntamente per fare crescere la domanda dei vini DOC e DOCG, assicurando così alla filiera redditi più adeguati. Favorire la collaborazione tra Consorzi di produttori e consulenti ambientali.

Tradizione vs innovazione: una contrapposizione reale o una polemica strumentale atta a soddisfare la vis polemica di pochi?

Aria fritta

Sempre più giovani stanno tornando alla terra, ricchi di entusiasmo e di idee spesso assai interessanti: alla luce della sua lunga esperienza, ritiene questo un fenomeno destinato a durare o lo interpreta come un disperato tentativo di sfuggire a una disoccupazione giovanile da anni in continuo aumento?

Il ritorno alla terra è appena agli inizi. È già più di un rigagnolo ma non diverrà mai un torrente in piena. LA TERRA È BASSA, richiede spirito di sacrificio.

In una recente intervista lei ha dichiarato “I vini naturali sono qui per restare” esprimendo quindi in modo inequivocabile il suo punto di vista a riguardo. Come vede, alla luce di questa dichiarazione, la recente normativa europea sui vini biologici?

I controlli sui vini biologici (per accertare che si dichiarino tali solo quelli che lo meritano) andranno pagati dai produttori: NON DEVE ESSERE LO STATO A FARLO. Chi paga di più comanda anche di più. Non sarà facile evitare che ad esserne favorita sia l’industria.

Lei è giustamente orgoglioso di appartenere alla Langa: quale futuro vede e quale auspica per la sua terra?

Sono positivo, ho fiducia nella nuova generazione, che saprà raccogliere il lavoro prezioso di quelle che l’hanno preceduta.

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