Il vino del sabato: È l’Ora della Garganega
Entrati in Veneto, dopo avere superato il fiume Mincio e il lago di Garda, ecco aprirsi davanti a noi il rilassante paesaggio plasmato dai ghiacciai del Garda nel corso delle ultime grandi glaciazioni: un’alternanza di dolci colline e piccoli avvallamenti che ci condurranno fino all’Adige, alle porte della città di Romeo e Giulietta, Verona.
Non lasciamoci, però, tentare dalle bellezze artistiche della città scaligera – non subito almeno – e volgiamo i nostri passi verso nord, verso quell’immaginaria linea di confine dove i monti lasciano spazio al piano e giungeremo così a Cavaion Veronese, arroccato su uno degli ultimi contrafforti rocciosi di questa parte di Prealpi. Siamo in uno dei 16 comuni compresi, in parte o interamente, nella Denominazione di Origine Controllata Bardolino.
I suoli, chiaramente di origine morenica, soprattutto nella sua porzione più settentrionale, sono assai eterogenei e costituiti da una matrice calcarea o marnoso – calcarea in percentuali variabili.
Il clima, fortemente mitigato dalla presenza del Lago che permette la coltivazione anche di specie decisamente mediterranee – superfluo ricordare la grande qualità degli oli Evo di queste terre – è reso ancora più favorevole alla coltivazione della vite dall’Ora del Garda, un vento generato dalle differenze di temperatura tra le Alpi e pianura che regolarmente accarezza queste terre.
Queste vigneti non ospitano però solamente Corvina e Rondinella – le uve nere alla base del Bardolino – ma, oltre agli onnipresenti internazionali e ad alcuni piccoli autoctoni, custodiscono anche un’altra perla del veneto occidentale: la Garganega.
Questa varietà a bacca bianca, alla base delle denominazioni di Soave e Gambellara, trova su queste morene la possibilità di esprimersi in vini ricchi di sentori fruttati e floreali; la mancanza della componente vulcanica nei suoli si manifesta nel bicchiere con una mineralità molto meno marcata rispetto a quella dei suoi vicini; questo fatto non li rende certamente meno eleganti e gradevoli e anzi testimonia – se ancora ve ne fosse bisogno – l’importanza del terroir e di una vitivinicoltura capace di valorizzare tali diversità.
Az. Agr. Le Fraghe – Camporengo 2012, Garganega Veneto Igt. 12,5% vol. Vino Biologico
Matilde Poggi, titolare dell’Azienda Le Fraghe oltre che presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, è una donna decisa, determinata e con la piena consapevolezza di ciò che ritiene importante evidenziare quando si vuole raccontare un suo vino. “Ha il tappo a vite”: ecco la sua raccomandazione e continua “per favore ricordati di scriverlo”.
Matilde e la FIVI sono infatti convinti sostenitori dell’importanza di tappare ciascun vino col tappo migliore in relazione alle caratteristiche del vino stesso, tanto da fare di questa idea uno dei punti centrali delle più recente battaglie legislative condotte dalla federazione stessa.
Nel bicchiere, questa Garganega ci attrae col suo paglierino intenso che svela la sua gioventù grazie a evidenti riflessi verdolini. Soddisfatta la vista, è il naso a richiedere la sua parte di felicità e, certamente, non rimane deluso: il vino è schietto, fine ed elegante e, dopo una prima avvolgente ondata di albicocche e pesche gialle, dal bicchiere emergono gradevoli note di fiori di acacia e ricordi lievemente balsamici che ci riportano al miele di tiglio.
La pazienza e alcune rotazioni del bicchiere ci permettono di godere di lievi sentori d’erba appena tagliata e di profumi dolci, altalenanti tra i confetti e il marzapane. In bocca, è armonico, fine, fresco, di buon corpo e gradevole rotondità; la persistenza è soddisfacente e, cosa sempre fondamentale, la beva assai gradevole ci invita al sorso successivo.
Abbinamenti
Questo vino si accompagna piacevolmente a primi piatti con ortaggi di stagione, a preparazioni a base di crostacei o molluschi e, data la vicinanza al Lago di Garda, a piatti di pesce d’acqua dolce.