Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è la prima DOCG certificata Equalitas diventando pioniere della sostenibilità vitivinicola italiana
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Ludovica Conte
- Mer 29 Giu 2022
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Con un miliardo di euro tra valori patrimoniali, fatturato e produzione, il Vino Nobile di Montepulciano DOCG costituisce una fetta importante della produzione vitivinicola comunale se si considera che la relativa superficie è costituita da 16.500 ettari di cui 2.000 circa sono vitati, e che di questi ultimi 1.210 sono quelli dedicati esclusivamente al Nobile di Montepulciano DOCG. A coltivare questi vigneti, e a tramandare una visione sempre più sostenibile e attenta nei confronti dell’ambiente, oltre 250 viticoltori, per un totale di circa un migliaio di dipendenti fissi senza contare quelli stagionali.
Quella della sostenibilità è una filosofia che ha avuto inizio ormai molti anni fa per il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e oggi – grazie al marchio di certificazione Equalitas – questa filosofia si è concretizzata a tutti gli effetti.

È già a partire dalla seconda metà degli anni ‘80 che la realtà toscana è attiva sul fronte ecologico e ambientale, aprendo la strada per quello che è considerato tutt’oggi un approccio efficiente e sensibile nei confronti del territorio.
Il Consorzio e l’impatto ecologico
Dopo una serie di progetti e iniziative volti all’analisi meteorologica, climatica e territoriale di tutto l’areale di produzione, messi in atto anche grazie al sostegno del Comune di Montepulciano e di alcuni istituti universitari, il Consorzio si fa portavoce di una produzione di qualità e sempre attenta a minimizzare l’impatto ecologico, in particolar modo quello della CO2. È così che, con l’analisi dell’impronta di carbonio all’interno del ciclo produttivo e le relative pratiche per la sua diminuzione o compensazione, nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Consorzio di Montepulciano viene premiato alla Smau di Milano come “Smart Communities” diventando un modello di produzione rivoluzionario non solo da ammirare ma anche da seguire. È bastato infatti solo un anno per far sì che tale modello passasse dalla fase progettuale a quella sperimentale; questo anche grazie all’appoggio e all’entusiasmo dei singoli produttori che ne hanno da subito compreso l’importanza e la portata avanguardista. Come afferma infatti il Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano Andrea Rossi «L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo favorito “un cambiamento culturale” nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzano la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo».
La certificazione Equalitas
La diffusione del messaggio del Consorzio, però, non si limita al territorio toscano, bensì si diffonde “all’intero settore delle denominazioni del nostro Paese” ci ricorda Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Equalitas, che continua «Il viaggio verso un’Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali». D’altronde, questa corsa alla sostenibilità rappresenta perfettamente Equalitas, marchio di certificazione elaborato dall’omonima società italiana controllata da Federdoc, il quale è l’unico a prevedere la certificazione delle Denominazioni di Origine oltre che definire tra gli standard più all’avanguardia del settore vitivinicolo italiano ed internazionale. Esso prevede infatti il rispetto di numerosi requisiti tra quelli ambientali già accennati in precedenza e quelli socio-economici, come la verifica del rispetto di libertà sindacali e delle pari opportunità.

Requisiti il cui obiettivo è quello di estendere questa visione e filosofia produttiva a più realtà vitivinicole possibili e accelerare il più possibile questa corsa alla sostenibilità e all’impronta green che si sta rivelando sempre più attuale e necessaria.