Un vignaiolo…pignolo
Non posso dire se i vignaioli migliorino con il tempo come il loro vino ma lo spero perché, in questo caso, Cristian e Michele Specogna, rispettivamente 25 e 31 anni sapranno sicuramente regalarci emozioni veramente indimenticabili. Intendiamoci: i loro vini sono già adesso prodighi di sensazioni e ricchi di amore (non saprei come altro dirlo) ma sarà bellissimo scoprire cosa sapranno donarci in futuro.
Ma andiamo con ordine…
Il terroir
La zona di Corno di Rosazzo, che con la neonata Docg Rosazzo occupa la parte più meridionale della Doc Colli Orientali del Friuli al confine con la Doc Collio, è caratterizzata un paesaggio collinare di rara bellezza nel quale si alternano vigneti, prati e aree boschive. I suoli, di origine marina eocenica, sono alternanze di argille e arenarie con porzioni caratterizzate da emersioni di sabbie molto sciolte. La zona gode di un clima leggermente più mite durante i mesi di attività vegetativa delle vite in virtù della maggior vicinanza al mare rispetto alle altre zone viticole della provincia di Udine, fatto questo che provoca, tra l’altro, un anticipo fenologico medio di circa cinque giorni.
Ampelografia
La porzione meridionale della Doc Colli Orientali del Friuli mantiene un certo numero di vitigni autoctoni sia a bacca bianca, sia a bacca rossa; tra i primi ricordiamo il Friulano, la Malvasia istriana, il Picolìt, la Ribolla gialla, il Verduzzo mentre tra i secondi sono assolutamente da non dimenticare i Refoschi, il Pignolo e lo Schioppetino. Molto diffusi sono da decenni alcuni internazionali di origine francese: Sauvignon blanc, Pinot gris, Chardonnay, Merlot, Cabernet sauvignon e Cabernet franc.
L’Azienda Agricola Specogna
La storia
Situata sulla ben nota collina di Rocca Bernarda, l’Azienda nasce nel 1963 dalla volontà di nonno Leonardo che, di ritorno da un lungo periodo di emigrazione in Svizzera per sfuggire all’endemica povertà di queste zone di confine, acquista i primi vigneti; l’ingresso dei due figli, Graziano e Gianni, dona nuova spinta all’attività di famiglia sia come estensione sia come qualità delle vigne e dei vini prodotti. Giungiamo così a Cristian e Michele che riescono a far conoscere i propri vini anche sui mercati mondiali. Michele, tra l’altro, da buon agricoltore previdente ha già provveduto a garantire la prossima generazione di vignerons essendo papà di due splendi bimbi. In Azienda, Michele gestisce prevalentemente la parte agronomica mentre Cristian si occupa soprattutto delle pratiche di cantina e della commercializzazione del vino.
Le vigne
I loro vigneti, felicemente coltivati lungo i fianchi di un magnifico anfiteatro naturale, godono di un ottimo soleggiamento, che aiuta la maturazione dell’uva, e di una costante ventilazione che, riducendo l’umidità al suolo e sulle piante durante i mesi di settembre e ottobre, permette di vendemmiare quando la maturazione (sia tecnologica, sia polifenolica) è ritenuta ottimale in relazione al vitigno e al prodotto al quale quest’ultimo è destinato. E poi…e poi una rarità assoluta: un vigneto centenario composto da Merlot, Friulano e una parte di Picolìt tutto ancora a piè franco; la presenza di suoli molto sabbiosi ha infatti protetto questo piccolo tesoro di “archeologia della viticoltura” dalla fillossera.
Attualmente la superficie vitata è di circa 16ha con una densità di impianto di 4500ceppi/ettaro; le vite sono allevate a guyot e a cappuccina (detto anche capovolto), simile al precedente ma nel quale sono piegati due capi a frutto (a differenza del guyot dove si mantiene un singolo capo a frutto) che non sono disposti orizzontalmente al terreno bensì inclinati verso il basso. Tra le note di merito di questa Azienda deve essere inserito il piccolo vivaio in cui la famiglia Specogna riproduce antichi cloni di varietà in via d’estinzione per preservarne il patrimonio genetico, oltre che per mantenere viva la memoria di una viticultura che in zona, proprio come le viti, affondano le radici nelle profondità del tempo.
In cantina
Una delle frasi che più mi sono rimaste impresse sul vino mi è stata detta durante la prima lezione del corso ONAV: “il vino si fa in vigna: in cantina, se va bene, non lo si rovina!” Solo col tempo e con tanti assaggi, dovuti alla mia totale abnegazione, mi sono reso conto di quanto questa frase fosse vera: vini troppo legnosi, vini con puzze dovute alla cattiva manutenzione dei legni, vini sfibrati da eccessive filtrazioni. La cantina è un’arma a doppio taglio: può esaltare le qualità di un vino oppure può nasconderle per sempre; sicuramente non potrà mai dare al vino doni che non gli siano già stati offerti dall’uva.
Cristian e Michele seguono con attenzione questa semplice regola: la loro cantina è uno specchio, i loro legni in eccellenti condizioni e, cosa più importante ancora, sono usati con parsimonia in modo da valorizzarne il contenuto mantenendone però intatte le caratteristiche derivanti dal vitigno e dal terroir.
Le uve bianche, dopo una breve macerazione sulle bucce, sono fatte fermentare parte in tonneaux e parte in acciaio; dopo un unico travaso e un corretto periodo di affinamento il vino maturato in legno sarà assemblato con quello tenuto in acciaio per ottenere così il prodotto finale pronto per essere imbottigliato.
Le uve rosse, al contrario, sono sottoposte ad una lunga macerazione sulle bucce (circa un mese), periodo durante il quale il mosto fermenta arricchendosi così di molecole aromatiche e polifenoliche. Generalmente, dopo la svinatura il vino riposa per un anno in tonneaux.
I vini più importanti (il Picolìt tra i bianchi, il Merlot Oltre e il Pignolo tra i rossi), proprio in virtù della loro intrinseca nobiltà, sono oggetto di maggiori cure e di un maggior tempo di invecchiamento.
I vini
Picolìt
Questo vino, e il vitigno omonimo, sono noti da secoli e sono sempre stati sinonimi di grandissima qualità e, di conseguenza, di lusso riservato a pochi fortunati. Noto con certezza dal 1682, nel corso del ‘700 era venduto, sfruttando la potenza commerciale della Serenissima, nelle principali città e corti europee nonché a Roma presso i Papi. Il suo valore è dovuto, oltre alla sua indiscutibile qualità che lo rende uno dei migliori passiti al mondo, alla marcata tendenza del vitigno all’aborto floreale che ne abbassa enormemente la produttività; l’appassimento in fruttaio, in oltre, ne riduce ulteriormente la resa in vino contribuendo, ovviamente, ad aumentarne ulteriormente il valore.
Il Picolìt dell’Azienda Specogna è prodotto in grande maggioranza in un vigneto del 1960 impiantato su suoli marnosi e allevato a cappuccina. La resa in uva fresca è di 40q/ha. La vendemmia, totalmente manuale per mezzo di piccole cassette, avviene normalmente nella seconda metà di ottobre; l’uva è poi appassita in fruttaio per circa tre settimane. L’uva, dopo una pigiatura soffice per mezzo di pressa a polmone orizzontale, fermenta in legni di rovere da 500 litri; il vino rimarrà sulle proprie fecce nobili per 13 mesi subendo una movimentazione delle stesse ogni due settimane al fine di garantire la massima omogeneità alla massa. Nel bicchiere questo Picolìt sarà di colore giallo dorato e ci regalerà profumi fini e complessi, caratterizzati dalle classiche note di appassimento (albicocche, pasta di mandorle), a cui si affiancheranno una buona mineralità e note terziarie di tabacco.
Pignolo
Vitigno autoctono a bacca rossa, il Pignolo è noto da fonti documentarie fin dal medioevo per la zona di Udine. In tempi molto più recenti è stato citato dai più grandi ampelografi italiani e francesi dell’ottocento, quali Gallesio, Acerbi, Odart, de Rovasenda. L’arrivo delle malattie fungine e della fillossera, unite alla grande diffusione dei vitigni rossi internazionali quali Cabernet e Merlot, hanno portato questa varietà praticamente all’estinzione; sopravvissuto solo in un vecchissimo vigneto presso l’Abbazia di Rosazzo, il Pignolo è stato recuperato ed attualmente è autorizzato alla vinificazione all’interno della Doc Colli Orientali del Friuli. Le caratteristiche organolettiche principali di questo vitigno sono di produrre vini con note speziate molto intense, accompagnate da frutto rosso; i vini realizzati in purezza hanno buon corpo e ricca presenza di tannini e antociani
Il Pignolo di questa Azienda è prodotto a partire dalle uve di un vigneto di circa15 d’anni sito su suolo marno-argilloso, vendemmiate a piena maturazione e soggette a leggero appassimento in fruttaio prima della vinificazione. Il vino, ottenuto da pigiatura soffice e macerazioni di circa 30 giorni sulle bucce, è affinato in tonneaux nuovi realizzati con legni differenti e, dopo una permanenza negli stessi di 18 – 24 mesi, è assemblato e imbottigliato.
Personalmente ho degustato l’annata 2008 (14% vol.) che si presentava di un bel color granato intenso e di buona densità alla rotazione; al naso ciliegia e mora ben mature erano affiancate dalla speziatura di pepe tipica del vitigno; col tempo dal bicchiere si sviluppavano sentori balsamici, di cioccolato e leggere note di vaniglia a testimoniare il corretto uso del legno. In bocca questo Pignolo era di corpo, caldo e rotondo ancora tannico ma con tannini eleganti che sgrassavano uniformemente tutta la bocca grazie, immagino, anche alla corretta maturazione dei vinaccioli al momento della vendemmia; più che soddisfacente la persistenza.
Gli altri vini
Azienda Agricola Specogna
Via Rocca Bernarda, 4 – 33040 Corno di Rosazzo (UD)
Telefono: 0432 755840
E-Mail: info@specogna.it
http://www.specogna.it