La Guida “Cantine d’Italia” 2024 di Go Wine: in viaggio fra vigne e cantine
- Luciano Bray
- Ven 22 Dic 2023
- 13 minute read
Il 30 novembre 2023 si è svolta a Milano la presentazione dell'Edizione 2024 della guida “Cantine d’Italia - Guida per l’Enoturista” edita da GoWine
Nell’affollato panorama di guide che ogni anno presentano le eccellenze enologiche italiane ed assegnano premi di vario tipo a cantine blasonate ed emergenti, Cantine d’Italia 2024 – Guida per l’enoturista di Go Wine si è guadagnata nel tempo un ruolo di particolare rilievo.
L’evento di presentazione dell’edizione 2024 della Guida si è tenuto lo scorso 30 novembre a Milano, presso l’Hotel Melià, alla presenza di un folto pubblico di giornalisti, di rappresentanti delle cantine premiate e di appassionati.
Lo spirito della Guida
Si tratta di una Guida con una sua identità specifica che ha come riferimento la cantina come luogo non solo fisico, da visitare per sperimentare da vicino il fascino delle vigne e dei luoghi dove nascono le pregiate bottiglie, ma anche simbolico, espressione di tradizioni e radici da cui traggono origine le fatiche di tanti uomini e donne, che spendono le loro migliori energie per produrre i risultati enologici che sono il vanto del nostro Paese.
Con felice intuizione degli ideatori della Guida Go Wine – nata alcuni decenni fa, quando l’enoturismo non era ancora di moda ma un rito riservato a pochi appassionati visionari – ogni cantina prescelta viene presentata non solo come descrizione e valutazione dei prodotti che la caratterizzano, con indicazione del vino top e degli altri vini da conoscere, ma soprattutto come realtà che comunica un’identità territoriale fatta di tutto quanto le ruota attorno: il paesaggio, i vigneti, la tradizione del luogo, i borghi. In sintesi, lo spirito dell’opera è spingere l’appassionato a viaggiare per conoscere il fascino del territorio del vino italiano, attraverso il racconto di molti suoi interpreti d’elezione.
Si tratta pertanto di una Guida che, quindi, non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che intende essere un’occasione per generare cultura a favore del vino e dei suoi territori e per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di angoli, spesso misconosciuti, del nostro Paese.
“Vi è un obiettivo di fondo che anima questa Guida – dichiara Massimo Corrado, presidente di Go Wine e direttore editoriale – raccontare attraverso l’Italia del vino una bella idea d’Italia, uno dei volti più belli del nostro Paese. Vigneto e vino ci conducono in ogni regione, in tantissimi siti ed angoli del Paese. La cantina è la meta, il luogo animato dove storie di vini e persone si intrecciano, dove il vino è la chiave per ascoltare il racconto di un luogo, di una terra, respirandone le atmosfere”.
Le Cantine e i premi
Con il titolo “Cantine d’Italia 2024 – Guida per l’enoturista” l’edizione appena pubblicata si presenta con 852 cantine selezionate, 262 “Impronte d’eccellenza” per l’Enoturismo, oltre 4.640 vini segnalati, circa 1.600 indirizzi utili per mangiare e dormire.
Le “Impronte Go Wine” rappresentano un segno di “eccellenza” nel campo dell’enoturismo nazionale e costituiscono una sorta di segno ideale che Go Wine attribuisce alle cantine che hanno conseguito un alto punteggio nella valutazione complessiva su struttura, accoglienza e profilo produttivo.
Sono 21 le cantine che raggiungono il vertice delle “Tre Impronte Go Wine”: fra queste, le nuove Tre impronte sono state assegnate quest’anno a: Castello di Gabiano (Piemonte), Mamete Prevostini (dalla omonima cantina, per il Convento San Lorenzo – Lombardia), Marchesi Mazzei Castello di Fonterutoli (Toscana), Mastroberardino (Campania), Roberto Ceraudo (Calabria).
Fra i 9 Premi Speciali che la Guida assegna ogni anno, se ne è aggiunto uno nuovo: il Premio “La vigna da camminare”, conferito a La Sassella di Mamete Prevostini – Convento di San Lorenzo (Sondrio, Lombardia). Un premio che esalta il rapporto fra il viticoltore e la sua terra, dove la vigna da camminare è il segno del lavoro e della fatica, ma è anche al contempo il luogo della bellezza, dell’emozione che il vigneto sa trasmettere quando si osserva la natura.
Le degustazioni
A proposito di emozioni, terminata la presentazione della Guida, l’evento milanese è proseguito con la degustazione dei vini premiati, con un “banco d’assaggio” con oltre 170 etichette, una per ogni cantina presente alla manifestazione, degna selezione dei “vini top” che rappresentano l’eccellenza, secondo i criteri della Guida Go Wine. Di seguito, sono presentate le note di degustazione di alcune etichette fra le tante meritevoli di menzione.
D’Araprì – Gran Cuvée XXI Secolo – Vino Spumante di Qualità Brut – 2017
L’Azienda
Si tratta di una Azienda davvero speciale per l’originalità della sua proposta che, nel 2019, ha festeggiato i 40 anni di attività. Si incontra nel centro di San Severo, a nord di Foggia, e valorizza, con le sue cantine sotterranee, un’antica tradizione vinicola di questa comunità, confermata anche dal fatto che la DOC San Severo è stata la prima ad essere riconosciuta in Puglia. I vigneti sono nella campagna del Comune, con un’estensione verso il promontorio del Gargano e parte anche in direzione di Termoli.
Il nome aziendale è legato alle iniziali di Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, tre amici legati dalla passione per la musica jazz e per lo Champagne che, dal 1979, hanno avviato la cantina elaborando gradualmente un esclusivo panorama di etichette di metodo classico nel territorio di San Severo.
L’assaggio
Questo Metodo Classico rappresenta lo spumante di maggiore impatto organolettico che la cantina propone, nel quale emerge la capacità dei tre amici viticoltori di combinare i tre vitigni bombino bianco, montepulciano e pinot nero in una cuvée di estremo equilibrio ed eleganza.
Dopo una vendemmia precoce, nella seconda metà di agosto per il pinot nero e ad inizio settembre per bombino bianco e montepulciano, il vino è sottoposto ad affinamento e permanenza sui lieviti per almeno 60 mesi e, dopo un ulteriore affinamento post sboccatura di circa tre mesi, viene messo in commercio con l’etichetta di brut, nonostante il lieve dosaggio di 5g/l di zucchero.
Nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo paglierino, cristallino, con riflessi simili a quelli di spighe di grano mature e bollicine fini, di lunga persistenza. Il profumo è di notevole complessità, con sentori fruttati di albicocche mature, agrumi e frutti tropicali. Si apprezzano, in successione, note speziate, di macchia mediterranea, con aromi di tabacco, miele e note minerali. Al sorso dona piacevole morbidezza e spiccata freschezza, con un finale di lunga e avvolgente cremosità.
Casa D’Ambra – Tenuta Frassitelli – Ischia DOC Biancolella – 2022
L’Azienda
La cantina – fondata nel 1888 da Francesco D’Ambra, detto Don Ciccio – è gestita da Andrea D’Ambra, oggi unico proprietario coadiuvato dalle figlie Sara e Marina, che rappresentano la quarta generazione.
Una cantina fortemente legata alla tradizione rurale e viticola di Ischia: nei pressi di un antico edificio incastonato in un anfiteatro naturale alle pendici del Monte Epomeo, ci si può inerpicare fino al vigneto Frassitelli, che dona il nome al vino top della Casa; qui ci si muove con il piccolo trenino a cremagliera su monorotaia, che snoda il suo percorso tra le “parracine”, terrazze ornate di muri a secco di contenimento, in pietra di tufo verde.
Il terreno della Tenuta Frassitelli, vulcanico di medio impasto, è ricco di potassio e presenta il caratteristico colore verde dovuto alla presenza del tipico tufo locale. Notevole la presenza di zioliti in profondità, capaci di assorbire acqua piovana, utilizzata poi dalla vite nei periodi di scarsa piovosità.
Da menzionare poi che, intorno all’importante lavoro di D’Ambra, si è creata una cooperativa di conferitori isolani, circa 140, per favorire la viticoltura sull’isola nel rispetto della vocazione dei suoli e per rimarcare la presenza del vigneto come presidio ambientale con un’opera di importante valenza sociale.
L’assaggio
Il vino ottenuto da uva biancolella in purezza, allevata con tecnica di alberello alcamese e guyot, in un vigneto esclusivo di sei ettari, con resa di 60q/ha.
Dopo una vendemmia completamente manuale, nella prima decade di ottobre, la vinificazione avviene a temperatura controllata e con contatto prolungato con i lieviti dopo la vinificazione (batȏnnage), in contenitori di acciaio, per preservare il corredo di profumi tipici del vitigno.
All’esame visivo presenta un colore giallo paglierino; al naso offre intensi profumi floreali, di ginestra, e note fruttate che ricordano la banana, la mela verde, agrumi e sentori minerali. In bocca, si presenta con una piacevole freschezza, una buona sapidità dovuta alle note minerali e trasmette al gusto una ricchezza di aromi che fanno rivivere l’esperienza di panorami ischitani popolati da agrumi maturati al sole.
Castello di Spessa – Segré – Collio DOC Sauvignon – 2022
L’Azienda
Il Castello di Spessa ha una storia plurisecolare, di cui si ha notizia fin dalla metà del ‘500; del pregio dei vini bianchi di Spessa ci dà conferma anche Giacomo Casanova, che fu ospite nel 1773 dell’allora proprietario conte Torriani…
La cantina oggi fa parte del marchio Castello di Spessa fondato da Loretto del Pali, imprenditore visionario che negli anni ’70 del secolo scorso, dopo aver acquistato la tenuta La Boatina, volle aggiungervi il castello di Spessa e i vigneti circostanti, per preservare e valorizzare gli aspetti migliori della propria terra.
Gli ambienti di questa dimora storica sono molto intriganti, con passaggi segreti, cunicoli e collegamenti nascosti. L’interno più suggestivo è oggi quello della cantina che, in parte, comprende un bunker militare costruito verso la metà degli anni ’30 e utilizzato durante l’ultima guerra come rifugio, situato a 18 metri di profondità proprio sotto il cortile antistante il castello, cui lo collega un tunnel sotterraneo. Dal 2021 è attivo anche il centro benessere Vinum Spa, con un’ampia area dedicata alla vinoterapia.
L’assaggio
Le uve sauvignon provengono da un vigneto in Capriva del Friuli, piantato nel 1991 su terreno di marne ed arenarie, con allevamento a guyot.
L’annata 2022 è stata caratterizzata da grande siccità, con un’estate molto calda che ha ritardato la maturazione rispetto agli anni precedenti. Dopo alcune ore di macerazione sulle bucce a bassa temperatura e in assenza di ossigeno, la fermentazione si svolge in vasche di acciaio inox alla temperatura controllata di 14-16°C. Il successivo affinamento in acciaio si prolunga sino a fine marzo, sulle fecce fini, per proseguire, infine, in bottiglia.
Nel bicchiere, il vino si presenta di un brillante giallo paglierino, con riflessi verdognoli. All’olfatto offre immediate sensazioni aromatiche di frutta fresca, gialla, che ricordano la pesca, gli agrumi e il pompelmo, con successivi sentori vegetali, di erba appena tagliata e peperone verde, tipici del vitigno. Al palato, trasmette una fresca acidità, con notevole sapidità e con un finale verticale che ricorda la frutta tropicale.
Opera 02 – Opera Pura – Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC – 2022
L’Azienda
Si tratta di una realtà giovane ed estremamente dinamica, situata sulle colline di Castelvetro, regno del Lambrusco di collina, guidata con passione, costanza e dedizione da Mattia Montanari, coadiuvato dal padre, che segue in prima persona la consulenza enologica,
La Tenuta si trova in un luogo affascinante, con una terrazza magnifica che si affaccia su venti ettari di filari ove è impiantato il grasparossa, il cui nome deriva dalle sfumature rossicce assunte dalle foglie nel mese di settembre, con riflessi suggestivi e cangianti che permangono per tutto il periodo autunnale.
Opera 02 è decisamente qualcosa di più di una cantina: è uno splendido progetto di sostenibilità, basato sulla coltivazione rigorosamente biologica, con un connubio perfetto di rispetto della natura, attenta conservazione della tradizione e visione aperta all’innovazione, che include anche un resort a basso impatto ambientale e un’accogliente acetaia ricavata da un’antica stalla degli anni ‘50.
L’assaggio
Fiore all’occhiello della produzione della cantina è il Lambrusco Grasparossa Opera Pura, da uva grasparossa in purezza, di taglio moderno e piacevole, contraddistinto da una bollicina fine e persistente che esalta la tipicità del vitigno.
L’uva proviene dai vigneti di proprietà, impiantati con sistema a spalliera sulle colline di Levizzano di Castelvetro (Modena), su suoli composti da limo, sabbia e argilla. La macerazione avviene a temperatura controllata, di 12-15° C, per circa una decina di giorni, e la successiva presa di spuma ha luogo in autoclave con l’ausilio di lieviti selezionati e mosto di grasparossa.
Nel bicchiere, insieme ai vividi toni purpurei dai riflessi violacei, si evidenzia una garbata effervescenza così caratteristica del Lambrusco. Al naso, il vino offre una sinfonia di profumi di fiori e frutti rossi: viola, ciliegia, mora e lamponi, con accenni di prugna matura.
In bocca esplodono le sensazioni vivaci e fragranti della frutta, con note lievemente abboccate che compensano la spiccata acidità e tannini vellutati che avvolgono gradevolmente le papille. Finale lievemente sapido e ancora un po’ acerbo, che sicuramente si attenuerà dopo qualche mese di affinamento in bottiglia.
Castello di Gabiano – A Matilde Giustiniani – Gabiano DOC Riserva – 2017
L’Azienda
Il Castello, che dà il nome alla cantina, domina il borgo Gabiano e la campagna che declina dalle colline verso il Po, in questo angolo di Basso Monferrato, in provincia di Alessandria.
Vanto esclusivo della proprietà è la minuscola ed antica denominazione di origine (il cui riconoscimento è del 1974) che è un omaggio alla storia del luogo e ad una cultura vinicola che ha sempre accompagnato la vita di questo maniero. Oggi si prosegue sul solco della tradizione viticola, grazie alla lungimirante visione del Marchese Giacomo Cattaneo Adorno Giustiniani, erede della storica dinastia che ha conservato la dimora con un restauro filologico realizzato al principio del secolo scorso.
Questo Gabiano DOC Riserva vanta un prestigioso Premio all’Expo di Parigi del 1906 e dagli archivi del Comune risulta che si produce e commercia vino in queste terre fin dal 960. Nella riserva di famiglia vi è una collezione delle annate migliori di Gabiano, con bottiglie che risalgono fino al lontano 1946. Il territorio, nel 2014, è entrato a far parte dei siti Unesco con il nome “I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”
L’assaggio
Il Gabiano DOC Riserva è dedicato alla Principessa Giustiniani, artefice della rinascita del Castello, che lo ha riportato agli splendori originari.
Le uve provengono dal vigneto storico della tenuta, in terreno collinare, esposte ai venti freddi provenienti dalle montagne circostanti e con una forte escursione termica fra il giorno e la notte. La resa è limitata a 50q/ha e la vendemmia, rigorosamente manuale, dà luogo solo nelle migliori annate a questo vino, ottenuta da uve barbera al 95% con una piccola percentuale di freisa a complemento.
Dopo la vinificazione, ha luogo un lungo affinamento, inizialmente in barrique, per almeno 24 mesi, seguito da un periodo di riposo in bottiglia.
Nel calice, questa Riserva regala alla vista un magnifico, vivace color rosso rubino, con riflessi granato, e profumi intensi che trasmettono gradevoli e progressive sensazioni di piccoli frutti rossi in confettura e note balsamiche oltre a sentori speziati di pepe nero e vaniglia; il suo bouquet trova pieno compimento grazie alle sensazioni di tabacco e cioccolato.
In bocca, si ha una immediata percezione di ricchezza, complessità e struttura, con fini aromi di sottobosco e frutta sotto spirito, tannini accentuati ma al contempo eleganti, e lunga persistenza. Da gustare anche in momenti di meditazione e dimenticare qualche bottiglia in cantina per apprezzarne, negli anni, la favorevole evoluzione e la notevole longevità.