Il vino del sabato: Vino, cuore ed entusiasmo: il Trebbiano spoletino di Antonelli San Marco
Nell’Italia enoica pochi binomi sono così indissolubilmente legati, nell’immaginario collettivo, come Montefalco (PG) e il Sagrantino. Questo grande vitigno ha fatto conoscere quest’incantato angolo di Umbria – fatto di torri, mura, colline, vigne e oliveti – all’Italia e al mondo.
Ma come tutte le grandi star, il loro meritato percorso di gloria è lastricato da un gran numero di “dimenticati” che, pur avendo talento e meriti, non si sono trovati al posto giusto nel momento giusto oppure, più semplicemente, non hanno ancora trovato il loro Pigmalione che, scorgendo in loro una fiamma di pura grandezza, potesse e volesse investire sul loro futuro. Le favole, però, talvolta hanno un lieto fine – Cenerentola docet – e anche per questi apparenti “Figli di un Dio minore” si può presentare la via del riscatto. Oggi, per noi, Cenerentola avrà le fattezze di un grappolo serrato dal colore giallastro, quello del trebbiano spoletino, e il suo mecenate sarà rappresentato dall’Azienda Antonelli San Marco di Montefalco.
Questo antico autoctono, dimostrato essere geneticamente differente dagli altri trebbiani, è da sempre presente in questa zona e nelle aree limitrofe dove, tradizionalmente, era allevato maritato agli aceri; nelle campagne intorno a Montefalco è, infatti, ancor possibile, vederne qualche ceppo crescere lungo il tronco degli aceri campestri, soprattutto a inizio filare.
È un vitigno capace di donare, anche in virtù dei suoli argillosi, ma con abbondante presenza di calcare, e dei 350m di quota, vini caratterizzati da buona complessità, grande freschezza e una conseguente forte vocazione all’invecchiamento, che li rende capaci, in condizioni ottimali di conservazione, di superare anche i vent’anni di età. Per questi motivi i contadini lo contrapponevano all’uva bianca comune, quella cioè da cui ottenere vini più semplici e di pronta beva.
Antonelli Trebium 2012 Trebbiano spoletino Umbria Igt bianco
Questo vino è ottenuto da una fermentazione in legni di rovere francese da 500l; affina poi, prima della messa in commercio, altri quattro mesi il legno e sei in bottiglia.
L’occhio è subito appagato dal bel colore paglierino intenso ma è il naso il primo vero tramite tra noi e quanto la vista ci ha già fatto intuire: dopo una prima intensa ondata di frutta gialla, tra cui è facile scorgere delinearsi nitida l’albicocca matura, dal bicchiere iniziano ad emergere altre sensazioni fruttate – tra le quali spicca l’ananas sciroppato – seguite da note di fiori gialli di campo; col tempo – e l’ossigeno – il vino si apre offrendosi pienamente e arricchendosi di erbe provenzali, quali ad esempio la maggiorana, e di un lieve ma elegante profumo di pietra focaia.
In bocca, il Trebium rivela tutta la sua gioventù, regalandoci un’acidità tagliente, ma già ben integrata nel tessuto del vino stesso, e una sapidità davvero non comune; queste durezze, pur se necessitano ancora di tempo per esprimersi al loro meglio, sono comunque già in buon equilibrio con la rotondità, il calore e il corpo di questo vino, che già dimostra tutta la sua piacevolezza promettendo, nel contempo, un lungo e affascinante futuro; in ultimo, ma non certo in ordine di importanza, è da sottolineare la lunga persistenza che ci aiuta a mantenere vivo il ricordo di un momento di grande piacere e stupore.
Abbinamenti
Questo bianco, dalla grande freschezza supportata da corpo, rotondità e ottima persistenza, ben si può abbinare a salumi grassi e gustosi, a primi succulenti quali risotti o paste arricchite da condimenti gustosi e untuosi, nonché a formaggi di media stagionatura e buona persistenza gusto olfattiva.