• Lun 04 Dic 2023

I Soldati del Cortese: La Scolca

Il vino è la poesia della terra
Mario Soldati

Un verde, rilassante, dolcissimo crocevia: ecco come vivo io – uomo di pianura – le colline del Gavi: un crocevia di culture, di paesaggi, di ambienti. Un fertile bastione che separa – e nel contempo unisce – il mare e la pianura. E i suoli: talvolta bianchi, talvolta rossi, in un composito mosaico di complessità trasferita da mani sapienti nei bicchieri di chi – curioso – voglia conoscere il vero protagonista di tutto questo: il Cortese.

Il Cortese

Il primo riferimento storico documentato a questo vitigno risale al 1614 nell’inventario della cantina del castello di Casale Monferrato; pochi decenni dopo – nel 1659 – questa varietà è ancora protagonista nella corrispondenza tra il castello di Montaldeo e il marchese Doria nella quale si fa riferimento a impianti di “viti tutte di Cortese”. In un’opera scientifica il Cortese è citato per la prima volta dal Conte Nuvolone – vicedirettore della Società Agraria di Torino – nel 1799, nella sua memoria sulla coltivazione della vite e sul modo migliore di fare i vini in Piemonte. Circa mezzo secolo più tardi ritroviamo un’autorevole citazione di questo vitigno da parte del Marchese Incisa nel suo ben noto “Catalogo” del 1852. In seguito è un susseguirsi di citazioni tra le quali trovo giusto ricordare quella nella monografia di Demaria e Leardi (1875) e, ormai nel XX secolo, quella a cura di Viala e Valmorel nella loro “Ampélographie”. Molto più antica è, al contrario, la notorietà della vocazione viticola di queste colline come testimoniato da un documento conservato nell’Archivio di Stato di Genova, datato 3 giugno 972. Nel quale si riferisce dell’affitto da parte del vescovo di Genova a due cittadini gaviesi di vigne in località Meirana.

Attualmente, in Piemonte questo vitigno è assai coltivato in provincia di Asti, sulla sponda destra del Tanaro, e in provincia di Alessandria, soprattutto nel Novese (Gavi) e nel Tortonese; è presente anche in provincia di Cuneo, in bassa Valle Belbo. È coltivato anche nell’Oltrepò Pavese, nel Veneto Occidentale e, se pure sporadicamente, in altre regioni italiane. In passato il Cortese era utilizzato anche come uva da tavola come riportato, ad esempio, da Demaria e Leardi che definirono la sua uva “salubre come mangereccia”. Le recenti analisi biomolecolari non hanno, per ora, rivelato alcuna parentela fra il Cortese e gli altri vitigni dell’Italia nord occidentale.

Il territorio del Gavi Docg

Il territorio ammesso alla produzione del Gavi Docg comprende, in toto o in parte, i seguenti comuni della porzione meridionale della provincia di Alessandria: Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo.

I suoli della zona di produzione p ossono essere suddivisi in tre principali categorie: le terre rosse, i suoli costituita da un’alternanza di marne e arenarie e una terza tipologia, diffusa principalmente nella parte meridionale dell’area in oggetto, composta da marne argillose bianche.

L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 150 e i 450m s.l.m. con pendenze variabili e pendii generalmente esposti a nord-ovest e a sud-est.

Il clima può essere considerato di transizione e caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, con nevicate abbastanza frequenti ed abbondanti, quanto più ci sposta verso l’area appenninica meridionale; le estati sono più fresche e ventilate rispetto a quelle tipiche della confinante Pianura Padana.

La Scolca

Derivato dall’antico toponimo “Sfurca” ovvero “Guardare lontano”, questa Azienda incarna in pieno tutte le sfumature implicite nell’originario significato del suo nome.

Guardare lontano: era il 1919 quando il fondatore – bisnonno dell’attuale titolare Giorgio Soldati – finì di acquistare la proprietà e decise, in un territorio ancora vocato in grandissima parte alla produzione di uve rosse, di puntare sul Cortese.

Guardare lontano: dopo alcuni decenni di produzione di uve conferite alle grandi aziende spumantistiche piemontesi quali Martini & Rossi e Cinzano, il cambiamento delle condizioni di mercato spinse, nel secondo dopoguerra, l’Azienda ad avviare la vinificazione delle proprie uve dando così il via ad un percorso che l’avrebbe portata a cogliere plausi e riconoscimenti in tutto il mondo.

Guardare lontano: in Azienda le donne di famiglia – la moglie Luisa e la figlia Chiara – svolgono un ruolo fondamentale, nel solco di quella tradizione contadina che vedeva nella donna il fulcro della famiglia nel senso più alto e completo del termine. Chiara, che rappresenta la quinta generazione della famiglia impegnata nella conduzione de La Scolca, guarda al futuro con un occhio al passato, a quelle tradizioni contadine e famigliari che hanno fatto grande il Gavi.

Guardare lontano: lontano non è solo in avanti, ma è anche alle proprie spalle o, meglio, alle proprie radici. Ed ecco quindi che la Signora Luisa ci racconta di quando, dopo la Seconda Guerra mondiale, il loro illustre cugino – lo scrittore e regista Mario Soldati – augurò a sua cugina di “mantenere un animo contadino”, consiglio che è stato evidentemente seguito ottenendo così i grandi risultati oggi sotto gli occhi di tutti.

Oggi La Scolca vinifica le uve Cortese ottenute dai circa 50ha vitati di proprietà che, trasportate in cantina mediante carri refrigerati, dopo la pigiatura fermentano per mezzo di soli lieviti autoctoni a temperatura controllata. A fine vinificazione i loro vini riposano esclusivamente in acciaio in attesa di essere imbottigliati; grande impegno viene profuso nella produzione di vini spumanti di cui sono prodotte sette etichette differenti, tra le quali un singolo Martinotti e un pas dosé.

La Scolca Gavi Docg 2011 12% vol.

Il Gavi nella sua interpretazione più tipica: fermo, relativamente giovane, di piacevole beva e di ampia capacità di abbinamento in virtù della sua finezza e grande freschezza.

Di colore paglierino chiaro, questo Gavi esprime l’eleganza tipica delle marne calcaree con profumi di mela verde, pesca bianca e biancospino il tutto accompagnato da una rinfrescante nota citrina. In bocca mostra grande freschezza e sapidità, affiancata da una sufficiente persistenza.

La Scolca GdeiG D’Antan 2000 (L. 2449) 11,5% vol.

Il vino da far provare a chi non crede ai bianchi da invecchiamento, il GdeiG D’Antan racchiude in un bicchiere l’espressione di un territorio e di un vitigno. Il color paglierino intenso, ancora vivo e luminoso, carica di ulteriori aspettative una degustazione già di per sé emozionante. La gioventù mostrata dal suo aspetto trova conferma nell’assaggio pur affiancata dall’affacciarsi di una complessa maturità. Il naso, intenso e di grande finezza, fonde intriganti note di grafite a sentori di papaia, fiori e miele di tiglio, pompelmo e lievi ricordi di cannella. In bocca stupisce per la freschezza ancora netta e tagliente e l’equilibrio dell’insieme; chiude con una piacevole nota ammandorlata e un’eccellente persistenza.

Soldati La Scolca Vino Spumante di Qualità Brut 2005 (Sbocc.: 3° quadrimestre 2011) 12,5% vol.

Questo spumante metodo classico colpisce immediatamente per il colore paglierino brillante e per il perlage di grande finezza e persistenza. Avvicinando il bicchiere al naso si percepiscono immediatamente sentori di frutta gialla molto matura ai quali si affiancano poco alla volta lychees e pompelmo giallo nonché gradevoli sentori di salvia. In bocca mostra ancora meglio la sua grande intensità e complessità, esaltando quanto rivelato in precedenza; è uno spumante di grande corpo che mantiene, nonostante l’età, ottima freschezza e grande sapidità che gli conferiscono un eccellente equilibrio; da segnalare la lunga persistenza.

Soldati La Scolca Vino Spumante di Qualità D’Antan Brut 2000

(Sbocc.: 3° quadrimestre 2012) Lotto 2472 12,5% vol.

Tutto in questo spumante suscita emozione: il caldo colore oro ancora brillante ulteriormente ravvivato da un perlage finissimo e persistente, l’arcobaleno di profumi che precede l’assaggio avvolgendo il naso con elegante complessità, l’armonia ancora giovanile tra freschezza, sapidità ed equilibrata rotondità. I primi sentori di mela gialla molto matura e uvetta passita sotto spirito sono rapidamente affiancati, in una sontuosa successione di profumi, da note di frutta secca e zafferano ai quali seguono, col passare dei minuti, sentori di piccola pasticceria, pompelmo giallo e, riconoscibile grazie alla sua lieve balsamicità, miele di tiglio. In bocca stupisce per il corpo pieno, la grande sapidità e l’ancora giovanile freschezza. Un’esperienza che non finisce mai: né in bocca, grazie alla sua lunghissima persistenza, né nel cuore.

La Scolca
Strada per Rovereto, 170/r
15066 Gavi (AL)
Tel.: +39.0143.682176
Email: contatti@scolca.it
www.scolca.it

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