• Mer 07 Giu 2023

I Dodici vini di Natale – giorno 5

Raboso Passito IGT Piave

Territorio e clima:

Quello del Piave è un territorio molto ampio e variegato compreso tra le province di Treviso e di Venezia. Una vasta pianura delimitata a sud dal mare, a nord ovest dalle colline di Conegliano Valdobbiadene e del Montello, a nord est dalla regione del Friuli Venezia Giulia ed è attraversata in tutta la sua lunghezza dal fiume Piave.

Questo fiume ha sempre rappresentato una grande ricchezza per il territorio fin dai tempi della Serenissima. Sulle sue acque navigavano i “burci“, pigre e capienti barche destinate a rifornire i “fònteghi” i magazzini della Repubblica veneziana di ogni bene da qui proveniente, vino in primis. Il terreno è piuttosto vario, in generale alluvionale e ricco di detriti dolomitici, argilla, calcare e sali minerali; lo scheletro è molto povero e il clima mite con belle escursioni termiche rendono la zona adatta alla coltivazione di vitigni a bacca nera, destinati anche a vini robusti e di lungo affinamento. Insieme ai vitigni internazionali – più diffusi – ce n’è uno locale molto importante che sta riacquistando la gloria di un tempo: il Raboso. Vitigno rustico, con grande carica acida e tannica tanto da donargli il nome. Un vitigno antico legato fortemente a questo territorio e la sua storia nato dalla domesticazione di una vite selvatica diffusa in queste pianure.

L’azienda: Bonotto delle Tezze

La Famiglia Bonotto, le cui generazioni si sono succedute alla guida dell’azienda fin dal 1400 nel territorio di Tezze di Piave in provincia di Treviso, è una delle pochissime aziende che negli anni ’90 hanno creduto ed investito nel restyling dell’immagine del vitigno Raboso e che sono stati ripagati con il riconoscimento della DOCG. Oggi è il signor Antonio Bonotto ad essere il capitano della nave.

Traghettatori della tradizione attraverso i tempi moderni conservano la loro antica impronta con dedizione e determinazione. Il vino è vissuto come elemento conviviale, come il compagno che ci regala emozioni ogni giorno. La cantina, con sede in località Borgo di Mezzo a Tezze, incarna al meglio questo spirito a partire dall’architettura.

Passato l’arco di ingresso si apre il “cortivo“, tipico della campagna trevigiana del XVI secolo; un grande cortile sui cui lati si aprono gli edifici che accolgono la cantina, la stalla, il pozzo e la colombaia…testimonianza e ricordo degli elementi più significativi dell’economia agricola del tempo. È in questo cortile che si accolgono gli ospiti, gli amici e i carri che portano l’uva matura pronta alla pigiatura. La barchessa – corpo centrale dell’edificio- è oggi adibita a fruttaio e locali per l’affinamento del vino. La diversità orografica dei terreni danno all’azienda la possibilità di sfruttare ogni singolo vigneto per la produzione di vini che siano espressione di tipicità e di qualità.

Il Vino: Raboso Passito IGT Veneto- 14% Vol

100% Raboso

Durante tutto il governo delle Serenissima il vino da Raboso è stato quello più commercializzato in tutta Europa proprio per la sua acidità, che lo rendeva adatto alla conservazione e ai lunghi viaggi – era il “vin de viajo” cioè vino da viaggio – ed è stato il vitigno più diffuso in tutta la regione fino all’arrivo delle malattie e delle guerre. Il vitigno, riscoperto, è oggi coltivato con forme moderne di allevamento e con rese basse per mantenerne la originalità e la qualità massima…ma se si visitano queste zone si possono ancora intravedere alcune forme di quella originaria coltivazione che è la “bellussera“: una pergola alta con fili in diagonale lungo i quali la vite si arrampica. In realtà, in quella che è stata una zona dilaniata dai conflitti bellici, la bellussera ha rappresentato un vero e proprio ecosistema che ha contribuito alla economia delle famiglie unendo più funzioni: maturare le uve per il vino e offrire riparo e nutrimento agli animali da cortile che erano sostentamento prezioso.

Le uve sono raccolte tardivamente a fine Ottobre con una lieve sovramaturazione. La raccolta è affidata a mani esperte per una prima cernita dei grappoli migliori in pianta e poi portati nel fruttaio e lasciati ad un lungo appassimento – 120 giorni- secondo antiche tecniche di famiglia affinate nel tempo. Alla fine della fase di appassimento, durante la quale c’è stata la concentrazione di zucchero e una leggera disacidificazione- che con questo vitigno non è mai possibile completamente-, i chicchi sono diraspati e pigiati e il mosto messo a fermentare a temperatura bassa e per un tempo lungo. Da 100kg di uva si ottengono 14 litri di vino che sarà poi messo a maturare in botti di legno per 24 mesi. Il residuo zuccherino è intorno ai 90 g/l. Un vino strepitoso…una vera follia da una uva con così elevata carica acida…ma il risultato, premiato e sorprendente, ripaga degli sforzi e inorgoglisce.

Note degustative:

Il colore rosso rubino intenso lascia intravedere una leggera trasparenza… un “vedo non vedo” affascinante, sfumature vivaci nonostante il riposo in legno. Il naso è suadente, intenso, complesso, raffinato ed elegante. Confettura di ciliegie, amarene e prugne aprono la pista alle spezie declinate tutte su note molto dolci dalla vaniglia, all’anice, alla cannella al cardamomo. Un vago sentore di erbe aromatiche e una viola appassita che fa da cornice sobria e discreta.

Avvolge la bocca con le sue spire vivaci, come una rosa vellutata che non nasconde le sue spine. L’equilibrio tra dolcezza e acidità coglie inaspettati – soprattutto se si conosce la versione secca del vino-; morbidissimo con una trama tannica sottile quasi setosa ben integrata con un grado alcolico di tutto rispetto. Vino di gran corpo. Chiude glicerico, netto e sobrio con un lungo ricordo di amarena.

Abbinamenti:

Matrimonio perfetto con il cioccolato in tutte le sue forme (tenersi al di sotto del 60- 70% di percentuale di cacao). Formaggi erborinati, stagionati e grassi. Ma se siete in cerca di un insolito e affidabile compagno in una parentesi fatta di soli pensieri non c’è nulla di meglio!

Read Previous

Nino Negri – Sfursat di Valtellina Docg – 2006

Read Next

I Dodici vini di Natale – giorno 6