• Mar 05 Dic 2023

Cieck si racconta…

La vostra Azienda nasce nel 1985 e, in relativamente pochi anni, si affermata nel panorama nazionale e non solo: quali sono le motivazioni che vi sostengono nel lavoro e quali i sogni per il prossimo futuro?
La motivazione che ci ha sostenuto e ci sostiene è in primo luogo far conoscere il nostro territorio. In un prossimo futuro vorremmo essere in grado di proporre una linea di spumanti sempre più aderenti al nostro territorio e per questo ben riconoscibili.

L’Azienda Cieck è da tempo nota per i propri vini a base di Erbaluce che realizzate fermi, come Metodo Classico e come passito: quali credete siano i punti di forza di questo vitigno, in particolare nei confronti del Metodo Classico che rappresenta uno degli aspetti centrali della vostra produzione?
L’Erbaluce è, per sua natura, un’ottima base spumante. La sua acidità è intensa e stabile. Le sue caratteristiche di delicatezza sia dal punto di vista olfattivo che gustativo si esaltano con l’affinamento sui lieviti.

L’utilizzo forse più tradizionale dell’Erbaluce riguarda la produzione di vini passiti: cosa credete debbano esprimere nel calice questi vini per poter ben rappresentare la loro più che secolare storia?
Nel corso della lunga storia del Caluso passito, i suoi punti di riferimento si sono evoluti nel tempo. Fino agli anni ’60, come scrisse Corrado Gnavi, si effettuava un affinamento che esaltava gli aspetti ossidativi, i colori tendevano al marrone scuro, cupi e molto intensi. Col tempo siamo passati ad un affinamento meno ossidativo, a botte colma, si lavora sulla selezione delle uve e si monitora l’infavatura della muffa nobile. Un ottimo Caluso passito deve avere un lungo affinamento, un colore brillante ma intenso, i sentori di nocciola derivanti dalla muffa nobile, le sensazioni mature dell’affinamento e, al palato, un grande corpo in equilibrio con l’acidità.

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