• Mer 11 Set 2024

Quando il vino incontra l’arte, ovvero il marketing secondo Gianluca Bisol

Gianluca Bisol è nato a Treviso il 9 aprile 1966 dalla storica famiglia del Prosecco e del Cartizze. Ha studiato Marketing e Economia a Ca’ Foscari (Venezia) e Sociologia della Comunicazione a Urbino ed ha partecipato a numerosi corsi professionali di degustazione. Attualmente è Direttore Generale dell’azienda Bisol, nota per la produzione di premiati Cru Valdobbiadene Prosecco Superiore, Superiore di Cartizze e Spumanti Talento Metodo Classico. Attualmente l’azienda da lui diretta ha raggiunto i 13.000.000 di euro di fatturato ed esporta, in oltre 50 nazioni, più del 55% delle bottiglie prodotte. È di questi giorni la notizia, data da Gianluca Bisol nel corso di una recente intervista rilasciata nel corso del suo ultimo viaggio a Shangai, che gli spumanti italiani hanno, nel loro complesso, raggiunto quelli francesi nelle esportazioni verso la Cina; il 2012 potrebbe segnare il sorpasso in quantità degli spumanti del Belpaese su quelli transalpini: inoltre – sottolinea ancora Gianluca Bisol nella stessa intervista – l’importazioni di vini fermi in Cina è cresciuto solo del 13% sul 2011, quello di bollicine, nel complesso, è aumentato del 55%.

Erano passati alcuni mesi da quando avevo letto la notizia del recupero dell’uva Dorona, antico vitigno autoctono delle isole della laguna di Venezia, e della messa in commercio della prima annata del vino da essa ottenuto: il Venissa. Tutto il progetto aveva goduto di grande risalto tanto che ad inaugurare la prima vendemmia, avvenuta nell’omonima tenuta murata sull’isola di Mazzorbo Burano, era stato il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

La notizia mi aveva fortemente colpito non tanto per la sua rilevanza economica, quanto perché mi chiedevo come potesse essere un vino nato praticamente dal mare, esposto all’acqua alta, al vento e alla salsedine. Mi interrogavo su come potesse sopravvivere la vite in quelle condizioni (dopo l’acqua alta i ceppi devono essere letteralmente lavati per eliminare l’eccesso di sale), su come potesse regalare un vino equilibrato senza eccessi di sapidità e durezza e sull’emozione che avrebbe regalato assaggiare l’impensabile. Nasce così l’idea dell’intervista al Dott Gianluca Bisol che, insieme al fratello Desiderio enologo “bianchista” di grande esperienza e al noto winemaker e “rossista” Roberto Cipresso, è uno dei principali artefici di questo progetto insieme, ovviamente, al resto della sua famiglia.

Decisi così di scrivere e chiedere di avere la possibilità di intervistare il Dott. Gianluca e, possibilmente, anche di visitare la Tenuta e degustarne il vino.

Fui accontentato in tutto con grande cortesia, professionalità e squisita ospitalità.

Nascono così, da una notizia letta per caso, la seguente intervista, nonché gli articoli che seguiranno sulla Tenuta, sul vino, sul Ristorante Venissa e sulla sua nota chef Paola Budel.

Un grazie sentito per tutto ma soprattutto per avere realizzato questo progetto che ha ridato all’Italia un altro importante tassello della Sua storia.

Dott. Bisol quali sono, a suo avviso, i punti di forza e le debolezze attuali del Prosecco?

Il Prosecco sta sicuramente attraversando un buon periodo aiutato dalla notorietà che ha ormai raggiunto in tutto il mondo anche virtù di una sua certa facilità di beva e alla capacità di adattarsi a molte occasioni differenti e ad un pubblico molto eterogeneo. Inoltre, la stratificazione dell’offerta in sinergia con la certificazione della qualità sono una garanzia per il consumatore. Alcuni aspetti potranno essere comunque ancora migliorati: ad esempio le DOCG sono ancora poco conosciute e dovranno migliorare la loro capacità di comunicazione; non dobbiamo dimenticare che si tratta di una classificazione ancora assai recente.

La creazione delle Docg Superiore Conegliano Valdobbiadene sta ottenendo il risultato sperato di tutelare i produttori più attenti alla qualità all’interno dell’area storica del Prosecco?

Come dicevo la DOCG dovrà migliorare la propria capacità di comunicare. È necessario far comprendere le difficoltà della viticoltura in area collinare ma anche la qualità dei prodotti che ne derivano. Ad esempio, pochi sanno che la piramide della qualità del Prosecco è del tutto simile a quella dello Champagne: entrambe sono organizzate in tre livelli e hanno al loro vertice dei cru.

Quanto è importante la tecnologia e quanto lo è la “filosofia” del produttore per la buona riuscita di un vino?

Inizio col dire che la qualità di un vino è decisa in primo luogo in vigna: uve mediocri non potranno mai dare vini eccellenti. Questo è particolarmente vero per il Prosecco: l’uva glera è infatti particolarmente sensibile al terroir. Ciascun produttore sceglie poi la propria strada verso questo obiettivo: viticoltura tradizionale, biologica o biodinamica. Il risultato sarà un vino più tecnico o più emozionale ma, comunque, frutto di un pensiero e di un lavoro che, dopo la vigna, continua in vigna. Il nostro Prosecco è lavorato completamente in acciaio con un attento controllo delle temperature durante tutta la linea di produzione al fine di mantenere il più possibile i terpeni e, quindi, garantire al vino tutto il corredo aromatico derivante dalle uve e dalla fermentazione. A questo scopo utilizziamo lieviti selezionati ottenuti partendo da ceppi autoctoni.

Il successo crescente dei vini biologici o biodinamici è una moda o l’inizio di un nuovo modo di intendere viticoltura ed enologia?

Ritengo che il consumatore stia giustamente diventando sempre più attento a questi aspetti. La nostra azienda ha da molti anni una linea di vini biologici e sono convinto che la fetta di mercato occupata da questi vini sarà destinata ad aumentare.

Le Tenuta Venissa nasce, tra l’altro, con una particolare attenzione alle tematiche ambientali. Secondo lei, enoturismo e turismo naturalistico potranno aiutarsi reciprocamente sia nella tutela del vino e dell’ambiente sia nella creazione di nuovi posti di lavoro?

È un settore in forte crescita con ancora grandi possibilità di sviluppo. Potrà essere di grande supporto all’economia di tutto il settore agroalimentare italiano permettendo così anche la creazione di molti nuovi posto di lavoro.

La ristorazione in Italia Le sembra sufficientemente preparata ed attenta nel promuovere i nostri vini?

L’attenzione al vino della ristorazione italiana è molto cresciuta negli ultimi anni e con essa anche le competenze degli operatori. Esistono certamente ulteriori margini di miglioramento sia nel promuovere il vino presso gli avventori sia nella scelta del numero e della qualità dei vini da proporre

Nei ristoranti spesso i ricarichi sui vini superano il 300 – 400%. Quanto influisce negativamente questo sul Prosecco Docg che generalmente hai dei costi all’origine inferiori ai 10€ alla bottiglia?

Il problema dei ricarichi esiste ma, effettivamente, i costi di gestione di una cantina ben fornita sono molto alti. Una possibile parziale soluzione al problema potrebbe essere quella di ridurre il numero di etichette presenti in carta curando con attenzione la scelta delle stesse in relazione al territorio, al menù proposto e al tipo di clientela.

La Sua azienda produce anche spumanti metodo classico: secondo Lei, quali sono le ragioni per cui l’Italia stenta ad affermarsi in questo settore di mercato?

Indubbiamente, nonostante i grandi risultati qualitativi ottenuti negli ultimi anni dagli spumanti metodo classico italiani, la concorrenza degli champagne continua a essere la maggiore causa di sofferenza del settore. Il pubblico appassionato di questi vini, e con la possibilità di affrontare i costi elevati del vino transalpino, continua ad orientarsi verso le grandi bollicine francesi; al contrario, i consumatori meno appassionati, o con minori risorse economiche, si rivolgono a prodotti di costi ridotti evitando quindi di acquistare anche gli spumanti metodo classico italiani di qualità.

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