• Mer 11 Set 2024

Intervista a Daniela Mastroberardino, neo Presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.

Daniela Mastroberardino - amministratore ed export manager dell'Azienda irpina Terredora – è la nuova Presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.

Vino e donne hanno rappresentato a lungo non dico un ossimoro ma, per lo meno, un binomio di difficile conciliazione. Etica, pregiudizi, falsa morale, perbenismo di provincia, maschilismo della peggior fatta hanno ostacolato la crescita di questo “rapporto” che – come invece si è, ovviamente, dimostrato alla prova dei fatti – ha dato, da quando faticosamente ha iniziato a farsi spazio nella filiera vitivinicola italiana, un apporto fondamentale alla crescita etica, qualitativa, economica e comunicativa del vino nel nostro Paese.

Daniela Mastroberardino

L’Associazione Nazionale Le Donne del Vino

Un fattore assolutamente essenziale di questo epocale cambiamento è, senza dubbio, da ricercare nell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino. L’Associazione nacque nel 1988 da una ventina di donne, variamente impegnate nella filiera vitivinicola italiana, ma tutte consapevoli del proprio valore e del ruolo fondamentale che avrebbero potuto – e dovuto – svolgere nell’ambito vitivinicolo ciascuna secondo la propria inclinazione e professionalità. Nell’Associazione, che oggi conta 1018 associate, fin dalla sua fondazione sono presenti produttrici, enologhe, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste. Nel corso della sua storia, a guidare l’Associazione si sono succedute alcune delle figure di maggior spicco del panorama tecnico-imprenditoriale del vino italiano, ovvero Elisabetta Tognana, Adele Vallarino Gancia, Franca Maculan, Giuseppina Viglierchio, Pia Donata Berlucchi, Elena Martusciello e Donatella Cinelli Colombini. Dall’inizio del mese di gennaio dell’anno appena cominciato, al timone è stata eletta Daniela Mastroberardino che guiderà l’Associazione nel triennio 2023-2025. Al suo fianco, per coadiuvarla nell’impegnativo compito, sono state elette la vice presidente vicaria Francesca Poggio (Piemonte) e le vice presidenti Marianna Cardone (Puglia) e Paola Longo (Lombardia). Il CdA, che resterà in carica per il triennio 2023-2025, è inoltre composto da: Marilisa Allegrini (Veneto), Pia Donata Berlucchi (Lombardia), Antonella Cantarutti (Friuli Venezia Giulia), Cristiana Cirielli (Friuli Venezia Giulia), Carolin Martino (Basilicata), Dominique Marzotto (Sicilia), Antonietta Mazzeo (Emilia Romagna), Jenny Vian Gomez (Abruzzo); nel collegio dei probiviri, siedono Michela Guadagno (Campania), Elena Tessari (Veneto) e Romina Togn (Trentino Alto Adige).

Daniela Mastroberardino con le vice presidenti Marianna Cardone, Paola Longo e Francesca Poggio

Daniela Mastroberardino e l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino

Nata nel 1968, Daniela entra attivamente nel mondo del vino nel 1992 lavorando nell’azienda campana Mastroberardino fino al 1994 quando, insieme al padre Walter e ai fratelli Paolo e Lucio, inizia una nuova avventura rinnovando e sviluppando la tenuta agricola di famiglia – Terredora Di Paolo – che oggi può contare su 180 ettari di vigna in Irpinia.

Daniela è, oggi, amministratore ed export manager della Terredora. È socia delle Donne del Vino dalla fine degli anni Novanta, quando l’allora delegazione campana era composta da sole quattro produttrici; nell’Associazione ha rivestito per più mandati il ruolo di Consigliera fino a giungere a ricoprire, a partire dal 2016, il ruolo di vicepresidente.

L’Associazione Nazionale Le Donne del Vino nelle parole di Daniela Mastroberardino

Ciao Daniela, innanzitutto complimenti per la tua recente nomina a Presidente de “Le Donne del Vino”.

Ti ringrazio per aver trovato il tempo di rispondere ad alcune domande che spero possano aiutare a far meglio conoscere il ruolo e l’importanza della vostra Associazione e, più in generale, delle donne nell’Italia enoica.

In nuovo Consiglio Nazionale dell'Associazione Nazionale Le Donne del Vino - @photoanastasiaflorea

Dall’esterno – e soprattutto con occhi maschili – sembra che la vostra professionalità e la vostra competenza abbiano ormai meritatamente ritagliato, per le le donne, uno spazio paritario all’interno dell’articolata filiera vitivinicola italiana. Tu – da donna – come vedi oggi il ruolo femminile nel mondo del vino e quanto ritieni esistano ancora diffidenza e disparità nei vostri confronti?

Appartengo ad una generazione che ha cominciato a lavorare in questo mondo negli anni Novanta; eravamo già non più una pattuglia sparuta, ma sempre più numerosa e che, piano piano, faceva carriera. In pochi decenni, si è assistito ad un cambiamento epocale, rispetto al quel 1988, quando nacquero Le Donne del Vino e le imprenditrici, le manager, in questo settore, erano poche, talvolta visionarie, ma consapevoli di anticipare quel cambiamento, che sarebbe iniziato di lì a poco.

Nell’agricoltura italiana, secondo gli ultimi dati Censis, le donne a capo di aziende agricole coltivano il 21% del SAU – Superficie agricola utilizzabile ma producono il 28% del PIL agricolo. Dal 2003 al 2017 le donne manager rurali sono cresciute del 2,3% – unico comparto economico tradizionale con questa variazione positiva- portando un pensiero differente e orientato all’accoglienza e alla diversificazione. Un rinnovamento che ha contribuito (un “malting pot” insieme alla crescita di stranieri e tecnologia) in modo positivo alla crescita dell’intero settore.

Nonostante le grandi trasformazioni che ci hanno visto protagoniste, a mio parere è interessante anche un altro dato emerso dallo Studio condotto nel 2021 dall’Università di Siena, le Donne del vino e l’Unione italiana vini: l’80% delle donne nel vino ricopre ruoli commerciali, di comunicazione, marketing oppure sono attive nel settore della ristorazione e dell’accoglienza, mentre continuano ad essere poche quelle che si occupano di produzione e vigneti. È una tendenza o fotografa ancora una differenza? Forse un po’ l’una e un po’ l’altra direi.

Tra le attività della vostra Associazione ve sono alcune, a mio avviso, particolarmente meritorie; tra queste credo che il posto d’onore vada riservato al progetto #tunonseisola, finalizzato ad aiutare le donne con seri problemi di violenza in famiglia, discriminazione, disoccupazione e povertà. Potresti raccontarci in quali azioni concrete si esplica la vostra azione nei confronti di queste donne particolarmente in difficoltà?

Dieci anni fa non credo avremmo mai immaginato un progetto come #tunonseisola, ma, ahimè, un triste caso di cronaca, ci ha dimostrato come la violenza contro le donne è trasversale nella società e che avevamo lavorato, riso, bevuto, viaggiato con una donna perita per mano dell’uomo che aveva amato. L’emozione, il dolore di ciò che era accaduto, ci ha convinto a fare un progetto, che va al di là della semplice promozione del vino e della figura delle donne. Già prima della pandemia abbiamo messo in campo una serie di iniziative, volte a raccogliere fondi per le associazioni che si occupano delle donne in difficoltà e, lo scorso anno, abbiamo pensato a qualcosa di più strutturato. Con un partner come Amorin, fra i più prestigiosi produttori di tappi di sughero, abbiamo provveduto a raccogliere tappi usati, a cui ridare una nuova vita. Diventeranno, infatti, oggetti di design e contribuiranno a dare una piccola speranza in più alle donne che hanno conosciuto la violenza. Questo progetto è importante perché traccia la strada di quello che, sempre più, dovrà essere #tunonseisola. Con gli strumenti del nostro mestiere e, ancor meglio, se con obiettivi di formazione, dobbiamo sviluppare altre iniziative per le donne, perché chi è più fortunata non può non tendere la sua mano, non importa quanto grande sia l’aiuto che può dare.

Donatella Cinelli Colombini passa il campanellino alla nuova presidente Daniela Mastroberardino - @photoanastasiaflorea

Tra questi progetti, un altro – a mio avviso – merita di essere messo particolarmente in rilievo: lo sharing corner. Tramite questa iniziativa vi prefiggete di “fare rete” per condividere competenze, attrezzature e acquisti quasi costituendo una sorta di cooperativa interna alla vostra Associazione: potresti raccontarci più in dettaglio questo lodevole aspetto della vostra vita associativa?

Lo sharing corner nasce come volontà di creare un circolo virtuoso di sinergie, occasioni e vantaggi, ma è ancora in una fase embrionale, dobbiamo continuare a lavorarci. Vuole essere una vetrina per cercare lavoro, offrire lavoro o stage, oppure condividere opportunità di scambi, di acquisti, di informazioni.

Uno degli aspetti che ho sempre maggiormente apprezzato dello spirito de “Le Donne del Vino” è rappresentato dalla scelta di aver coinvolto in essa tutte le competenze e i ruoli legati al mondo del vino: produttrici, enologhe, degustatrici, sommelier e comunicatrici, tanto per citarne alcuni: ci puoi raccontare come nacque questa magnifica scelta e, soprattutto, come queste diverse anime abbiano contribuito a far crescere la vostra Associazione?

L’Associazione Le Donne del Vino nasce a Firenze il 19 marzo 1988 con la prima riunione di 70 donne presieduta dalla fondatrice Elisabetta Tognana. Due mesi dopo il notaio redige l’atto costitutivo firmato dalle prime 4 socie: Elisabetta Tognana, Gigliola Bozzi Gaviglio, Maria Luisa Ronchi e Anna Gregorutti. Questi nomi la dicono lunga: le firmatarie erano 2 produttrici e 2 enotecarie, donne che avevano compreso che il vino non bastava produrlo, era necessario venderlo. Avevano, infatti, chiaro che la promozione del vino deve coinvolgere tutte le professioni del settore. Nei decenni successivi, con il mondo cambiato dall’avvento del web, c’è stata una proliferazione di figure, specie nel campo della comunicazione.

Nel 2019, avete costituito un network internazionale con 10 associazioni simili in altre parti del mondo. In seguito, durante la IIª Convention mondiale delle Donne del Vino ospitata al Simei Milano nel mese di novembre 2022, avete siglato un patto internazionale di collaborazione con le rappresentati di Amuva – Argentina, The Fabulous Ladies’ Wine Society-Australia, 11 Frauen und ihre Weine – Austria, Chile, Wow- Croazia, Femmes de Vin – Francia, Baia’s Wine – Georgia, Vinissima – Germania, Women in Wine – Nuova Zelanda, Las Damas del Pisco – Perù. Quali sono gli obiettivi che vi auspicate di raggiungere, per l’Associazione e per le vostre socie, da queste importanti collaborazioni internazionali?

Con associazioni “sorelle”, abbiamo voluto dar vita ad una rete internazionale tra le donne del vino che producono, vendono, degustano promuovono e studiano il vino. Stiamo lavorando per creare una solida alleanza capace di accrescere le opportunità e l’internazionalizzazione usando lo sharing, la condivisione di esperienze, contatti, formazione e comunicazione. Le Giornate delle Donne del Vino, un momento per riflettere sullo stato dell’arte, saranno il primo tassello di un’identità comune di questa rete di associazioni di cui l’italiana è capofila, in virtù del fatto che abbiamo promosso l’idea e siamo la più grande e organizzata associazione femminile del mondo e, dunque, sentiamo forte la responsabilità di guidare il movimento.

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