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Emozioni
Tratta da: Emozioni di Mogol e Lucio Battisti
L’Oltrepò Pavese non è la mia terra…. o forse sì? L’Oltrepò non è la mia terra quando la vedo mal rappresentata, svenduta nella Grande Distribuzione al pari di un detersivo per i pavimenti oppure al centro di episodi di cronaca che non ne rappresentano la vera anima, la sua bellezza e la sua grande storia vitivinicola. Poi, ogni qualvolta vi ritorno, ogni qual volta assaggio i vini di chi, spesso da generazioni, lavora – forse non sempre con lo sperato successo ma sempre con sincero impegno – per offrire prodotti di qualità, capaci di raccontare le sue vigne, le sue argille o le sue marne, i suoi pendii scoscesi oppure le morbide pendenze di alcune sue colline, allora mi convinco che sì – senza ombra di dubbio – l’Oltrepò Pavese è la mia terra, nonostante io, nato e vissuto a Milano e di salde origine trivenete, frequenti queste terre, e i suoi produttori, solamente da circa 10 anni.
La Croatina: l’Oltrepò di ieri, di oggi e di domani
A seguito dell’arrivo da oltre Oceano prima delle malattie fungine e, in seguito, della fillossera, la Croatina ha visto via via aumentare la propria superficie in Oltrepò Pavese, a discapito di altre antiche varietà quali, ad esempio, la Moradella. Menzionata per la prima volta verso la fine del XIX secolo, questa varietà è ritenuta autoctona della zona di Rovescala (PV), nella porzione orientale dell’Oltrepò stesso. La sua supposta origine balcanica, legata alla forte somiglianza morfologica con il vitigno croato Hrvatica, è stata totalmente smentita da approfondite analisi biomolecolari.
Si tratta di un vitigno a bacca nera di buona produttività, frequentemente allevato a guyot con potatura lunga perché le prime gemme non sono fruttifere; mostra buona resistenza all’oidio e, in misura minore, alla Botritys cinerea; è sensibile alla peronospora, in particolare sulle foglie più giovani. Inoltre, è caratterizzato da una buona tolleranza ai portainnesti di vite americana.
Vitigno con foglia media o medio-piccola, allungata e pentagonale, è caratterizzato da un grappolo grande, di media compattezza o compatto, di forma allungata e con due ali laterali. L’acino, di colore blu scuro, è di media grandezza, con buccia consistente e pruinosa. La maturazione dell’uva è medio – tardiva ed è, pertanto, generalmente vendemmiata tra la fine di settembre e la prima decade di ottobre. È un’uva caratterizzata da una buona concentrazione polifenolica; i tannini sono maggiormente presenti nella buccia piuttosto che nei vinaccioli.
Il Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese
Il Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese nasce, cito testualmente, “come strumento di aggregazione di imprese vitivinicole, finalizzato alla condivisione di risorse, all’innovazione e all’internazionalizzazione“. La sua fondazione, nel 2012, è il frutto di un processo iniziato nel 2008 con lo scopo di raggruppare esclusivamente le Aziende Agricole vitivinicole di piccole e medie dimensioni che seguano interamente la filiera produttiva, dalla vigna all’imbottigliamento, con lo scopo di promuovere la qualità dei vini del territorio e di favorirne la commercializzazione in Italia e all’estero. L’obiettivo primario del Distretto, e delle Aziende Agricole che decidano di farne parte, è riqualificare l’immagine pubblica di un territorio che, pur indubbiamente capace di esprimere vini di qualità, ha spesso pagato il prezzo di politiche interne ed esterne non sempre adeguatamente attente a tutelare, e supportare, quelle aziende che, seguendo in proprio l’intera filiera produttiva, si impegnano nel fare della qualità dei prodotti la loro bandiera e il loro passaporto per i mercati. Attualmente, il Distretto può contare sull’adesione di ben 78 aziende Agricole vitivinicole che tramite la cura nella produzione delle proprie uve e dei propri vini lavorano quotidianamente, al fianco dei molti altri attori di buona volontà presenti in Oltrepò, per restituire al territorio quel ruolo di primo piano che gli spetta nel panorama dell’Italia enoica
La Bonarda dei Produttori, ovvero l’orgoglio di essere frizzante
Quando qualcuno, da qualche parte nel mondo, ordina un “frizzantino” – bianco o rosso che sia – un sommelier piange! La frase non è certo mia ma ben rappresenta l’immagine ingiustamente svilita che i vini frizzanti – in antitesi ai “più nobili Spumanti” – godono presso buona parte dei consumatori, spesso in modo ancor peggiore se “addetti ai lavori”.
Scritto questo breve – ma secondo me necessario – antefatto, è necessario ricordare che la Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc rappresenta, nel suo complesso, un mercato da 22.000.000 di bottiglie e, pertanto, genera un indotto economico per il territorio, e non solo, di grande rilievo.
È da questo fatto, oltre che dalla considerazione che con preoccupante frequenza tali prodotti non esprimono livelli di qualità capaci di rappresentare degnamente né il vino stesso né il suo territorio di produzione, che, nel 2015, 16 soci del Distretto hanno ufficialmente lanciato il progetto “La Bonarda dei Produttori“, al fine di promuovere questo vino mediante un prodotto che risponda a regole di produzione più rigide capaci di valorizzarlo pienamente. La prima vendemmia a potersi fregiare di tale nome è stata quella del 2014; la successiva vendemmia 2015 ha visto la produzione di 70.000 bottiglie ma la speranza è di raggiungere, in tempi relativamente brevi, i 30 produttori e le 300.000 bottiglie annue.
Le Regole: tradizione, cura e passione
La nobile tradizione dei vini rossi frizzanti, che segue tutta la fascia collinare che costeggia a sud la Valle del Po nonché quelle dei suoi principali affluenti in sponda destra, sposa perfettamente l’altrettanto nobile tradizione di norcineria che vede in tali territori nascere grandi salumi, generalmente connotati da una marcata dolcezza nonché da una buona presenza di grasso. Ecco quindi che i vini rossi frizzanti naturali non solo non rappresentano necessariamente vini banali o di bassa qualità ma, al contrario, esprimono secoli di storia e di cultura di una sommellerie ante litteram che, da sempre, cerca di disporre di vini capaci di valorizzare al massimo i cibi di un determinato territorio.
Forti di queste convinzioni, nonché animati dalla volontà di dare vita a dei Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc davvero in grado di compiere pienamente il loro dovere al tavolo nonché di gratificare il consumatore anche sulla base dei proprio panorama gusto-olfattivo, alcuni produttori aderenti al Distretto si sono dati regole precise per arrivare a dar vita a prodotti in grado di rappresentare appieno, vitigno, vino e area di produzione.
La Bonarda dei Produttori quindi, pur rimanendo sempre all’interno del Disciplinare della relativa Denominazione di Origine Controllata, viene prodotta esclusivamente con uva Croatina proveniente da vigneti collinari oltrepadani particolarmente vocati e solo da aziende a filiera completa. Inoltre, la tipica effervescenza deriva esclusivamente dalla rifermentazione del vino senza alcuna aggiunta di anidride carbonica, dando così origine a una spuma di breve durata che si trasforma in una piacevole effervescenza costituita da piccole bollicine non aggressive al palato o al naso (sovrappressione a 20°C compresa tra 1 e 2,5bar). La piena aderenza della Bonarda dei Produttori a queste norme di vigna e cantina è garantita dalla certificazione rilasciata dal Laboratorio B-Lab di Alba che esegue i controlli direttamente da campioni di vasca. La particolare bottiglia che contraddistingue questa Bonarda – denominata Marasca e recante, in rilievo appena sotto il collo, il logo del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese – viene fornita ai produttori per l’imbottigliamento solo dopo le verifiche chimiche e gustolfattive, da parte di una commissione di degustazione esterna, e in numero adeguato alla quantità di vino effettivamente prodotto e certificato. In tal modo è la bottiglia stessa a garantire il consumatore sulla qualità del prodotto in essa contenuto.
Altri aspetti importanti a garanzia delle caratteristiche di questo vino sono la riduzione della resa in quintali ettaro di uva (110 a fronte dei 125 consentiti dal Disciplinare ministeriale), la quantità massima di solfiti aggiunti che non può superare i 120mg/l come per i vini rossi biologici, il volume in alcol, che non può essere inferiore al 12%, e il residuo zuccherino che deve essere compreso fra 0 e 15 grammi per litro.
La degustazione: la spuma, il frutto e la piacevolezza
L’Azienda Montelio di Codevilla, realizzata in un’antica grangia, ha ospitato nella propria sala di degustazione, il giorno 3 marzo 2017, l’approfondito assaggio, per un ristretto numero di giornalisti, di ben 15 etichette di Bonarda dei Produttori (2 del 2014, 11 del 2015 e 2 del 2016).
Alla vista, questi prodotti si sono rivelati tutti di grande fascino in virtù della lucentezza e dell’intensità del loro color rubino talvolta arricchito dalle ultime note porpora; l’effervescenza dava origine a una spuma che tendeva a trasformarsi rapidamente in bollicine piacevoli, capaci di stuzzicare la bocca senza mai risultare aggressive o invadenti.
Protagonista indiscusso di questa degustazione è stato, senza dubbio alcuno, il frutto rosso, più o meno maturo, ma sempre netto e fragrante e presente sotto forma di ciliegia, fragola, lampone o ribes rosso; un frutto ampio, polposo e succoso che lasciava trasparire, a seconda delle bottiglie, note floreali di glicine nonché gradevoli sentori di grafite. Frequentemente presenti al naso, sempre in modo molto garbato e mai stucchevole, sono state le sensazioni “dolci” di confetto o cipria che rendevano i loro bouquet più “femminili” mantenendone però intatti carattere e tipicità.
Al gusto, la Bonarda dei Produttori ha svelato, forse ancora più che al naso, l’importanza del proprio rigido disciplinare, rivelandosi un vino di corpo e struttura, sorretto da tannini nervosi ma di bella fattura che, unitamente alla marcata acidità e all’effetto della garbata effervescenza, danno vita a vini di carattere, profondi e di buona persistenza nei quali l’equilibrio, anche se talvolta leggermente spostato verso le durezze, li connotava di quel “non so che” che rende questo vino, quando ben realizzato come in questo caso, un’espressione vera e unica del questo territorio, nonché un compagno perfetto per taglieri di salumi o piatti ricchi, succulenti e con una marcata nota grassa o untuosa.
Elenco dei produttori aderenti al progetto “La Bonarda dei Produttori”
Azienda Agricola BAGNASCO PAOLO
www.cantinabagnasco.it
Azienda Agricola BISI
www.aziendagricolabisi.it
Azienda Agricola CA’ DI FRARA di Bellani Luca
www.cadifrara.com
www.calatronivini.it
Azienda Vitivinicola CALVI di Calvi Davide
www.vinicalvi.it
Azienda Agricola FIAMBERTI GIULIO
www.fiambertivini.it
TENUTA GAZZOTTI
www.vinigazzotti.com
GIORGI di F.lli Giorgi Antonio, Fabiano ed Eleonora
www.giorgi-wines.it
Azienda Agricola GRAVANAGO di Paolo Goggi
www.aziendaagricolagravanago.it
Società Agricola LA TRAVAGLINA
www.latravaglina.it
Azienda Agricola MANUELINA
www.manuelina.com
Azienda Agricola MIOTTI di Miotti Marco
www.winemiotti.it
Azienda Agricola MONTELIO di C. e G. Brazzola
www.montelio.it
Azienda Agricola QUAQUARINI FRANCESCO
www.quaquarinifrancesco.it
Società Agricola TENUTA FORNACE
www.stilvino.com
Azienda Agricola VALDAMONTE di Fiori Alberto
www.valdamonte.it